Il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, saluta Marco Visci, storico capo delle guardie del Pnalm. Il suo cuore ha cessato di battere all’età di 89 anni. Una vita, quella vissuta da Visci, a combattere il fenomeno del bracconaggio, soprattutto l’uccisone di camosci. Aveva poco più che vent’ anni Marco Visci, originario di Civitella Alfedena, primo paese a sperimentare il turismo sostenibile, quando decise di provare ad occupare, quello che lui definiva “un posto sicuro”. Erano gli anni cinquanta. Bastava la licenza di scuola elementare e media e il trattamento economico non era di certo dei migliori. Si guadagnavano circa 24 mila lire al mese, a differenza dei forestali che percepivano tra i 40 e 70 mila lire di stipendio. Una condizione, questa prima indicata, che scoraggiò il vecchio capo guardia, che addirittura voleva licenziarsi dall’ente.
Poi, nel corso del tempo, quel posto, si è trasformato in una vera e propria missione nella salvaguardia della natura e nella difesa della fauna presente. E dopo circa 10 anni di servizio, arrivò anche un aumento. Visci conservava una forte amicizia con l’ex direttore del Parco, Franco Tassi. In lui, riponeva la massima fiducia. Ne esaltava le qualità organizzative e gestionali, relative anche alle ricerche e agli studi sull’orso bruno marsicano ed altri esemplari di fauna. Raccontava che grazie al suo modo di relazionarsi, aveva portato il Parco alla ribalta dei media internazionali. Insomma, un vero e proprio rinnovamento, con il rafforzamento del Servizio Sorveglianza, in una nuova fisionomica del Pnalm.
Il ruolo di comando di Visci era condiviso dai suoi sottoposti. Uomo audace nell’affrontare ogni imprevisto. Umano nell’assecondare le esigenze, anche familiari, dei collaboratori. Rigido nel rispetto delle leggi. Era soddisfatto Visci nel vedere il corpo delle guardie rinforzato. In questo modo, secondo il suo punto di vista, poteva perseguire meglio i cacciatori. E’ stata una generazione di guardiaparco quella familiare di Visci, tramandata al figlio e al nipote. Ma prima ancora, suo fratello Domenico, era impiegato come custode del recinto dei cervi e poi dei lupi. L’ente Pnalm, fin dalla sua nascita, ha un proprio corpo di guardie. Esse sono 38, suddivise in 17 reparti. Hanno funzioni di polizia giudiziaria e sono equiparate all’ex Corpo Forestale dello Stato.