venerdì 25 settembre 2020

HANNO UCCISO LA CAGNETTA LINDA

 Hanno ammazzato Linda, due occhi innamorati di tutto. L’hanno ammazzata da sporchi vigliacchi. Con una trappola, lei non sapeva niente. Non poteva sapere, Linda era pura gioia, amore senza limiti, come solo un cane sa amare. Ma c’è gente lurida, infame, gente che vive solo se può provocare dolore. L’uccisione di Linda è una ferita aperta a un paese intero. Perché lei era la mascotte di un centro, Porto San Giorgio, località turistica sul mare delle Marche, e tutti la conoscevano e a tutti dava un refolo di pace, di speranza, un sorriso, anche se la tua vita è un rosario di ostacoli, una sequela di soprusi, di stupide crudeltà. Linda non era umana, ed è per questo che non avrebbe mai ucciso nessuno. “Cani” li chiamano, ma solo chi ne ha uno può scoprire che riserva inesauribile d’affetto sia racchiusa in quel corpo peloso, in quello sguardo liquido d’anima, in un cuore più grande del nostro. Perché i cani non solo sentono, ma sanno di sentire. Scelgono. Scelgono l’amore, sempre. “Cos’è un cane” scrive Houellebecq ne Le possibilità di un’isola “se non una macchina per amare? Tu gli presenti un umano e per quanto orrendo, stupido o crudele quello sia, il cane lo ama”. Houellebecq si sbaglia: il cane non è una macchina d’amore, è uno scrigno, una coscienza diversa, in bilico tra istinto e comprensione, e l’istinto è quello di amare. Di proteggere. Non ha un padrone, ha una missione.

Con Linda, almeno altri due esseri senzienti. Altri due cani. Qualche balordo, chissà, qualche vecchia carogna, o giovane nullità, che vuoi che importa, ha sparso bocconcini di veleno per il centro e Linda e altri come lei si sono fidati: che ne sanno, loro, di cattiveria umana, che ne sanno che c’è gente che vive per uccidere? E non pagheranno, nessuno li scoprirà, casomai potranno sempre dire che era per i topi, ma non è vero, è per chi ci casca. È per l’orrenda disperazione che uno ha dentro, l’invidia dell’amore. Hanno ammazzato Linda e hanno spento dentro chi per lei viveva, lei che viveva per una missione. E poi gli altri cani, i gatti, torturati, seviziati, abbandonati, a morire sui balconi, di afa, di fame, senza acqua, senza speranze. E lo sanno che muoiono e a un certo punto preferiscono gettarsi, preferiscono ammazzarsi in un attimo piuttosto che continuare il supplizio: provateci voi, mettetevi nel loro pelo.