Pronti a dare battaglia i tre cacciatori fermati a Magione dai carabinieri forestali la notte della vigilia per la preapertura della caccia e accusati di bracconaggio. E intanto il pm, alla convalida del decreto di sequestro delle armi, ha escluso che uno dei fucili sequestrati fosse stato elaborato per aumentarne la potenza. I fatti risalgono alla notte del 31 agosto quando i tre magionesi vengono fermati dai militari a San Feliciano, a qualche centinaio di metri dal lido Santino. In auto vengono trovate munizioni non denunciate, silenziatore, torce ottiche, corde e coltelli, più una carabina monocolpo. Per i carabinieri si tratta di una spedizione di bracconieri e denunciano i tre per caccia in periodo di divieto con mezzi non consentiti, alterazione d’arma da fuoco idonea ad aumentarne l’offensività e detenzione abusiva di armi e oltre al materiale sequestrano anche l’auto su cui viaggiano i tre, perché “utile“ all’attività di bracconaggio. Il magistrato al momento della convalida conferma il quadro fuorché la modifica dell’arma. La difesa dei cacciatori, uno di loro è rappresentato dall’avvocato Maurizio Lorenzini, è pronta a presentare riesame per il dissequestro, puntando sulle modalità del fermo e su come sia stato stabilito che i tre stessero cacciando: vogliono attestare che essendo stati fermati mentre percorrevano una strada provinciale, che nel piano faunistico è esclusa dal parco, non è possibile dimostrare che fossero intenti a cacciare.