Le indagini sulla morte del gorilla Rafiki
Byamukama, in precedenza, aveva ammesso che, insieme ad altri tre uomini, era andato al parco nazionale di Bwindi con l’intenzione di cacciare animali di piccola taglia, ma era stato “costretto” a uccidere Rafiki per autodifesa. Le indagini hanno dimostrato che il gorilla è stato ucciso da una lancia appuntita che ha penetrato gli organi interni. Il gorilla è morto il primo giugno e il suo corpo mutilato è stato scoperto da una squadra di ricerca il giorno successivo. L’Uganda wildlife authority (Uwa) ha poi rintracciato Byamukama presso un villaggio vicino, dove è stato trovato con l’attrezzatura da caccia.
La condanna di Byamukama
Byamukama sconterà diverse condanne per un totale di undici anni di reclusione, un tempo minore rispetto alla condanna a vita che inizialmente era stata chiesta dall’accusa.
Nel 2019, una legge ugandese sulla fauna selvatica ha stabilito sanzioni severe e una pena all’ergastolo per i bracconieri che cacciano specie selvatiche in via d’estinzione. La nuova normativa ha sostituito una legge del 1996 che, secondo gli ambientalisti, era troppo debole poiché prevedeva una pena detentiva massima di soli sette anni per bracconaggio e traffico di animali selvatici.
“Siamo sollevati dal fatto che sia stata fatta giustizia per la morte di Rafiki. Questo dovrebbe fungere da esempio per altri intenzionati a uccidere animali selvatici. Se una persona uccide un animale, tutti noi perdiamo, quindi chiediamo a ogni persona di sostenere i nostri impegni per la conservazione della fauna selvatica per le generazioni presenti e future”, ha dichiarato Sam Mwandha, direttore esecutivo
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