Ennesima vicenda di maltrattamenti trattata dal tribunale di Rimini. Ennesimo Codice rosso concluso con la condanna dell’ex compagno a 3 anni di reclusione, 20mila euro di risarcimento danni e pagamento delle spese processuali. Condanna decisa dal giudice Angelo Falaschetti che ha trovato puntualmente rispondenti ai fatti le prove consegnate in aula dalla Vpo Alessandra Bagnaresi. Una vicenda che però è ancora lontana dal vedere la parola fine. Oltre al presumibile ricorso in appello, infatti, il condannato ha intentato diverse cause per avere l’affidamento esclusivo del figlio. Un bambino costretto a vivere con la mamma per due anni in una casa protetta dove i due si erano potuti rifugiare dopo aver chiesto aiuto all’associazione “Rompi il silenzio”. Una casa sicura fino a quando un provvedimento del tribunale dei Minorenni di Bologna non ha concesso al padre di poter incontrare il ragazzino. Svelato il nascondiglio, il bambino, come riferito dalla mamma, ha cercato più e più volte, inutilmente, di sottrarsi alla sua forzata compagnia.
L’ennesimo calvario dell’ennesima donna vittima della brutalità dell’uomo che diceva di amarla, è venuto alla luce nel dicembre del 2017 quando fu costretta a ricorrere alle cure del pronto soccorso: il 48enne originario della Puglia, di professione albergatore, con un pugno le aveva fratturato la nona, la decima costola e la quinta falange della mano destra. A pugni le aveva rotto altre due costole già 10 anni prima. I sanitari, capita l’origine delle ferite, hanno subito avvertito la polizia. La donna ha così raccolto le forze e si è decisa a raccontava la vita d’inferno vissuta da ben 11 anni. Una vita fatta di insulti e minacce di morte pressoché quotidiane, cui più volte sono state fatte seguito violentissime aggressioni fisiche. La prima datata luglio 2006, quando fu ricoperta di calci e pugni anche alla testa. Il suo aggressore voleva prenderle il telefono cellulare e controllare con chi aveva parlato. Da sempre, infatti, l’uomo ha manifestato una gelosia ossessiva. A fare le spese della sua violenza anche il cane di famiglia cui in diverse occasioni ha rotto a bastonate i denti. A lei, invece, l’apparecchio in bocca l’ha spaccato stringendole con forza a mo’ di tenaglia le guance. Un padre padrone che in almeno un paio di occasioni, ha raccontato la signora che nell’avvocato Morena Ripa ha trovato una delle sue ancore di salvezza, è stata costretta a soddisfare nonostante i rifiuti i suoi desideri sessuali. Una vita d’inferno vista in presa diretta fino al compimento dell’ottavo compleanno davanti dal figlio. Poi la ribellione contro cui oltre al padre si sono uniti anche i nonni materni. L’albergatore è difeso di fiducia dall’avvocato Gianmaria Gasperoni.