L’unico modo per salvarle la vita è stato quello di amputarle l’ala, impallinata da qualche sprovveduto cacciatore. La sfortunata protagonista è una cicogna femmina, specie rara e protetta da norme nazionali e comunitarie, ferita gravemente a colpi d’arma da fuoco nelle campagne di Presicce-Acquarica. A soccorrerla, il 21 settembre, sono state le guardie zoofile e l’assessore comunale Andrea Monsellato, che l’hanno poi affidata alle cure dei veterinari del “centro recupero fauna selvatica” di Calimera, che sono riusciti a salvarle la vita ma non ad evitare che quelle ferite gliela compromettessero per sempre.
Come confermato dalle radiografie, la cicogna era stata attinta da 12 pallini da caccia e schegge di piombo, sparsi in tutto il corpo, che avevano causato la frattura dell’impero in più punti reciso un vaso sanguigno che irrorava l’ala. Per il direttore sanitario e veterinario del centro, Gianluca Nocco, e la sua collega, Elisabetta Mansullo, non c’è stato altro da fare che procedere all’amputazione dell’ala. I giorni successivi non sono stati facili. La cicogna, infatti, perdeva sangue dal becco, era abbattuta e non aveva la forza di mettersi in piedi. Domenica 25 settembre, dopo quattro giorni dall’intervento e dopo le amorevoli cure degli operatori del Centro, le sue condizioni sono migliorate e la cicogna è riuscita ad alzarsi e camminare. Ma ovviamente non potrà mai più volare.
«Qualcuno ha deciso per lei. Non ci importa chi sia stato - scrivono dal centro specializzato in un post di condanna sui social - ma il gesto è davvero spregevole. La cicogna è il simbolo della vita. Nell’immaginario comune è colei che porta un figlio ai suoi genitori. È un animale raro e protetto. Ha un compagno per tutta la vita e migra per nidificare per poi ritornare a svernare in genere in Africa o Spagna meridionale. Con questa stagione per lei è terminato tutto. Non rivedrà il suo compagno, non potrà più riprodursi e la migrazione sarà solo un ricordo». Il post continua poi con un invito alle autorità ad incrementare i controlli per evitare il ripetersi di episodi simili: «Bisognerebbe aumentate i controlli e fermare i folli che, in barba a ogni legge e al buon senso, non si fanno alcuno scrupolo a sparare contro meravigliose creature indifese. Non lasciamo che quel po’ che è rimasto del patrimonio faunistico sia lasciato nelle mani di pochi barbari ignoranti». Alcuni giorni prima, nel primo giorno di apertura della stagione venatoria (iniziata il 18 settembre) era stato soccorso un falco, che presentava ferite d’arma da fuoco e un omero frantumato.