COSENZA (22 SETTEMBRE 2022) - L'ultimo caso ieri a Corigliano Rossano in provincia di Cosenza dove un branco di cani randagi hanno sbranato un altro cane, ma non dimentichiamo la tragedia dell'anno scorso a Satriano dove un branco di cani lasciati soli dal pastore (ora a processo) al quale si erano uniti diversi cani randagi ha aggredito una giovane di Soverato che è morta proprio a seguito delle morsicature riportare, e nel mezzo altre decine di casi di aggressioni a uomini ed animali che in tutta la Calabria hanno visto in questi mesi come protagonisti veri o presunti i branchi di cani randagi. "In Calabria si stima la presenza di circa 70-80.000 cani randagi- scrivono in una nota gli animalisti di AIDAA Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente- e spesso alcuni di loro sono protagonisti di aggressioni, ma il problema è che le vere prime vittime di questa situazione sono proprio loro i cani randagi sui quali non si interviene in maniera incisiva per risolvere all'origine il problema- continuano gli animalisti-e quindi continuano ad aumentare di numero creando sempre ulteriori problemi a umani e cani.". Come fare allora per arginare e risolvere la questione? Una soluzione gli animalisti ce l'hanno e la propongono senza mezzi termini: "In tutto il sud Italia il problema del randagismo canino è endemico e una situazione straordinaria deve essere affrontato con mezzi straordinari, ed oggi noi pensiamo che il randagismo sia una questione straordinaria che vada affrontata con un piano di sterilizzazioni senza precedenti che a nostro avviso può essere messo in pratica solo da una struttura veterinaria organizzata per intervenire anche in zone impervie e gerarchicamente strutturata, cosi pensiamo anche sulla scorta di precedenti esperienze che solo un commissario straordinario appartenente all'esercito e una struttura veterinaria militare possa intervenire con un piano serio di sterilizzazione di massa dei cani possa risolvere la questione, questione- conclude il comunicato AIDAA- che oggi qualcuno cerca di regolamentare a colpi di fucile e con avvelenamenti di massa, compiendo quindi dei reati tra l'altro penalmente rilevanti".