Vicenza (27 gennaio 2012) – A volte sembra una
leggenda metropolitana, altre volte se ne parla dando la colpa agli extra
comunitari o si favoleggia di pranzi a base di gatto in ristoranti orientali
che si trovano anche qui in Italia. Nella realtà di tutti i giorni invece gli
italiani uccidono per scopo alimentare 6-7.000 gatti che vengono cucinati
prevalentemente in umido con la polenta o arrosto. E non stiamo parlando di
persone che uccidono il gatto del vicino perché altrimenti muoiono di fame,
stiamo parlando invece di una vera e propria abitudine culinaria, che seppure
vietata per legge, e punita addirittura con la reclusione (uccidere un gatto è
reato penale che rientra nell’articolo 544 del codice penale che riguarda il
maltrattamento e l’uccisione degli animali di affezione) è ancora radicata in
alcune zone specifiche dell’Italia del centro-nord ed in particolare, in Veneto
con epicentro nelle zone di Vicenza e Verona, ma anche nelle province che
stanno ad est della Lombardia (Bergamo, Brescia e Mantova) e anche in alcune
zone del Piemonte e dell’Emilia Romagna. La tradizione dei magnagatti è molto
sopita ma tutt’altro che dimessa. Secondo i dati analizzati da AIDAA in base
alle segnalazioni giunte nel 2011 al servizio emergenzamici@libero.it sarebbero
circa 6-7.000 i gatti allevati, cacciati o semplicemente uccisi a scopo
alimentare, il 10% di tutti i gatti scomparsi ed abbandonati nel corso
dell’anno. E’ un dato che non si discosta molto da quello degli anni
precedenti. Certamente non mancano anche le segnalazioni esotiche come quelle
provenienti dalla zona del litorale romano dove è stata segnalata a più riprese
la scomparsa dei gatti dalle colonie, cosi come avviene (anche se in misura
ridotta rispetto agli anni scorsi) che si segnalino cacciatori in cerca di
gatti da impallinare nelle zone classiche della cucina dei magna-gatti. Ci sono
poi segnalazioni eccezionali sulle quali bisogna sempre andare con i piedi di
piombo come quelle dei famosi furgoni bianchi e rossi che ogni tanto appaiono
nelle zone più impensate d’Italia (l’anno scorso a Vigevano, Verbania, Milano,
Roma, Isernia, Lecce e Messina) guidati da persone orientali che
raccoglierebbero gatti da servire poi in pasti in ristoranti di seconda
categoria. Ci sono infine segnalazioni che hanno dell’incredibile ma che sono
state poi appurate come quella della signora in provincia di Milano che in
diversi anni ha allevato a scopo di alimentazione oltre 600 gatti dandoli da
mangiare ai suoi amici in succulenti pranzetti che diceva essere a base di
coniglio.