IL SINDACO DI SAN REMO ACCUSATO DI AFFAMARE I PICCIONI
San Remo (17 gennaio 2011) – Sono
oramai oltre una decina le segnalazioni arrivate nell’arco delle ultime due
settimane da parte di cittadini di San Remo che accusano il sindaco e più in
generale l’amministrazione comunale di affamare i piccioni dando loro solamente
la metà del grano necessario per la sopravvivenza, inoltre le volontarie
lamentano che esiste un’ordinanza che vieta loro di dar da mangiare ai colombi
se non a rischio di pesanti sanzioni amministrative (multe). Le stesse volontarie lamentano di dover
acquistare ogni mese decine di chili di grano per poter sfamare le centinaia di
piccioni che vivono a San Remo, ed inoltre lamentano il fatto che se i vigili
sono attenti a proibire a chiunque di dare da mangiare ai piccioni, non cosi lo
sono a sanzionare coloro che maltrattano i colombi, che sono considerati
animali sotto protezione. Fin qui le lamentele delle volontarie che nei giorni
scorsi si sono rivolti all’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente ora
il presidente AIDAA invierà una lettera
al sindaco di San Remo facendo presente le lamentele delle volontarie che hanno
raccolto anche oltre 500 firme a sostegno dei colombi ma che lamentano il fatto
che il sindaco non li vuole ricevere per sentire le loro ragioni. Inoltre AIDAA
ha dato mandato al servizio legale ed in particolare all’avvocato Laura Ragazzi
per verificare se vi sono estremi per procedere legalmente alla richiesta di
tutela per i colombi. “Certamente a fronte di un gruppo di volontarie che
riescono a trascinare i piccioni fuori dal centro cittadino per sfamarli in
modo da non creare problemi alla popolazione- ci dice il presidente di AIDAA
Lorenzo Croce- chiederemo al sindaco di rivedere le decisioni cosi come ci sono
state descritte dalle volontarie dando la possibilità alle stesse di dare il
cibo in zone ben definite e delimitate ai colombi. Inoltre chiederemo al
sindaco di raddoppiare il grano acquistato mensilmente per sfamare i colombi e
allo stesso tempo di analizzare la qualità del cibo per verificare che la
presenza dei contraccettivi non sia dannoso per la salute degli animali stessi”.