sabato 29 dicembre 2018

GRU PRESA A FUCILATE NELLA BASSA BRESCIANA

Un esemplare di una rarissima gru è stato salvato da morte certa grazie all'allarme lanciato da un cittadino che, visto l'animale ferito, ha subito allertato il corpo di Polizia provinciale Nucleo Ittico Venatorio di Brescia. La gru è stata recuperata, ferita da una fucilata, nel Comune di Dello, nella bassa pianura bresciana. Lo ha denunciato  il Wwf, secondo cui l'esemplare, alto circa un metro e 20 centimetri, con un'apertura alare di oltre 2 metri, aveva evidenti macchie di sangue sul piumaggio. A seguito dell'allarme decine di cittadini e le Guardie Ecologiche Volontarie hanno per ore ed ore setacciato la campagna, nella nebbia, per recuperare l'animale. ''La gru presentava una vistosa ferita sul petto - ha raccontato Emanuela Marzoli, Guardia Ecologica Volontaria Ente Provincia di Brescia - quando è stata trovata in un fosso, era accovacciata e sembrava uno straccio. Se non fosse stato per i tanti cittadini che si sono mobilitati, il raro volatile sarebbe probabilmente morto''. Colpita da pallini di piombo in varie parti La gru è stata successivamente consegnata dalla Guardie Venatorie WWF al C.R.A.S. (Centro di Recupero Animali Selvatici) WWF di Valpredina, Cenate Sopra (BG), dove sottoponendola a radiografia si sono evidenziati 4 pallini di piombo del diametro di 3 mm.  "Sono pallini di una certa dimensione - ha spiegato Filippo Bamberghi Guardia WWF del Nucleo di Brescia - utilizzati per la caccia alla fauna stanziale, come fagiani, minilepri oppure per la caccia alle anatre. Due pallini sono conficcati in un'ala dove hanno procurato una frattura e due nel posteriore dell'uccello. Le condizioni sono stabili, l'ala è stata immobilizzata per evitare una maggiore compromissione dell'osso fratturato. Ci vorranno alcune settimane per capire se la gru possa essere rimessa in libertà e possa proseguire la migrazione". Bracconaggio persistente Il bracconaggio continua a rappresentare una piaga nel nostro paese nonostante il costante impegno di controllo e repressione da parte delle autorità. Probabilmente, anzi sicuramente, ciò che manca è la conoscenza e coscienza dei danni che si provocano cercando di uccidere ed uccidendo animali necessari all'ecosistema non solo dell'Italia ma del nostro Pianeta.   Per quanto riguarda la pianura bresciana il Corpo di Polizia provinciale-Nucleo Ittico Venatorio e delle Guardie Volontarie WWF,  sotto il coordinamento del Commissario Capo Dario Saleri, ha denunciato durante la corrente stagione venatoria 2018/2019,  41 cacciatori, con il sequestro di 38 fucili, 28 richiami acustici a funzionamento elettromagnetico e 119 esemplari di fauna protetta.  Il Piano d'Azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici  individua sette aree in cui il bracconaggio risulta particolarmente diffuso ed intenso; uno dei punti neri del bracconaggio sono le Prealpi lombardo-venete e la Provincia di Brescia l'epicentro del fenomeno: dal 2001 al 2018 sono state denunciate 2171 persone per atti di bracconaggio, con il sequestro di 1060 fucili, 669 richiami, 1500 reti da uccellagione, 3413 trappole, 4860 esemplari di fauna morta e 2137 esemplari di fauna viva. L'attività del Nucleo Ittico Venatorio, inoltre ha consentito il recupero di 644 esemplari di fauna ferita o in difficoltà, di cui ben 148 rapaci, che sono stati consegnati ai CRAS WWF  di Valpredina e Paspardo. L'atto di bracconaggio di Dello, è solo l'ultimo, gravissimo episodio di una lunga serie a causa anche di una legislazione che nonostante preveda reati (sanzioni economiche) non impaurisce i tanti bracconieri che commettono illegalità. Gli importi sono fermi al  1992, anno di promulgazione di una legge, che voleva limitare i danni dell'attività venatoria, ma che è stata vanificata dalle continue modifiche da parte delle Leggi Regionali.