lunedì 27 gennaio 2020

TRENTINO: LA FAMIGLIA DI BRACCONIERI HA DECAPITATO 5 CERVI MASCHI

TRENTO. A inizio mese la scritta ''Ritrovati 5 cervi maschi senza testa: sicuramente colpa del lupo che vuole appendere i trofei in soggiorno'' era apparsa sulla lavagna di un locale della Val di Fiemme e l'appassionato ed esperto di lupi della zona Paolo Scarian aveva pubblicato sul gruppo Facebook ''Fiemme e Fassa il ritorno del lupo'' le immagini delle carcasse ritrovate nella zona di Bellamonte ''lavorate'' grosso modo tutte alla stessa maniera (QUI ARTICOLO). 

"Due esemplari sono stati trovati nel fondovalle - commentava Scarian - mentre altre due carcasse sono state individuate a circa 2 mila metri di quota. Abbiamo immediatamente avvisato il corpo forestale, che ora ha il compito di interessare il rettore della sezione, ma anche portare avanti alcune analisi".

Analisi e indagini accurate, ci si augura, visto che intanto dall'altra parte del Trentino solo pochi giorni fa sono stati individuati due bracconieri: padre cacciatore e figlio ancora senza patentino ma già indirizzato sulla (cattiva) strada. I forestali, infatti, in Val di Sole, a Caldes, hanno colto sul fatto i due. Prima è stata trovata la carcassa di un cervo con grande palco morto dopo ore di agonia stritolato nel basso ventre da una trappola con cavo d'acciaio. A quel punto hanno capito che i bracconieri sarebbero dovuti tornare e hanno deciso di posizionare delle fototrappole per incastrarli. E così è stato: pochi giorni dopo padre e figlio, sono tornati sul luogo per smontare il sistema di catturadecapitare l'animale e portarsi a casa il palco come trofeo (QUI ARTICOLO). 

E anche a Tremosine, pochi giorni fa, sopra il Lago di Garda padre di 58 anni con licenza di caccia scaduta e figlio di 28 erano stati fermati con tutto l'armamentario del ''perfetto bracconiere'': capienti zaini, ottiche, binocoli, telemetri, visori notturni, radio ricetrasmittenti, segacci, coltelli a pugnale, guanti e sacchi di plastica, tutto il necessario per individuare, abbattere e macellare sul posto quanto il parco dell'Alto Garda avrebbe offerto tra caprioli, cervi o cinghiali (QUI ARTICOLO).

Insomma la pratica è tristemente diffusa e anche il modus operandi è banalmente ripetitivo con il palco che rappresenta il macabro trofeo da esporre, magari, in qualche inquietante garage o salotto. Il bracconaggio è diffuso ovunque, anche nelle nostre vallate e, purtroppo, pare essere anche una tradizione di famiglia.