martedì 25 luglio 2023

RIFLESSIONI SUL CANE LEGATO E BRUCIATO A SANTA MARIA DEL BELICE di Cetty Tripoli

 All’amico a quattro zampe di S. Margherita del Belice (Ag)

L’articolo che è apparso su Agrigento Notizie il 03 Luglio 2023, sull’amico a quattro zampe di Santa

Margherita del Belice ritrovato con le zampe posteriori legate e bruciato, lascia amareggiati. Sinceramente

leggendo e rileggendo l’articolo a distanza di giorni si rimane costernati non solo per il fatto accaduto ma

per l’intento. Appare chiaro che lo scopo dell’articolo, che sembra piuttosto un comunicato stampa, è per

dire che il povero amico a quattro zampe di S. Margherita del Belice non è stato bruciato vivo, anche se non

si comprende secondo quali dati.

La cosa sconcertante è che non si dica una parola sul gesto ignobile in sé stesso ma neanche sul fatto che

un cane randagio abbia subito tale scempiaggine. Quello che fa riflettere è che sia stato prima legato con le

zampe posteriori per essere reso immobile e poi bruciato. Restano da chiarire questi aspetti sui quali non si

può restare indifferenti e che denotano non solo il decadimento della coscienza ma anche della pietà.

E’ giusto che la coscienza abbia la sua voce e reclami chiarezza. Ci chiediamo pertanto come possa essere

accaduto.. per errore, per gioco, per divertimento, per crudeltà pura? Per saperlo poniamo le speranza

nelle indagini perché la società civile questo lo vuole sapere.

Ora che nell’articolo non si faccia accenno per nulla all’oscenità del gesto in sé stesso fa riflettere molto.

Sembra una discolpa da parte degli enti locali, preposti con responsabilità diretta dalle normative vigenti

alla tutela degli animali randagi, piuttosto che una condanna a chi ha compiuto il gesto.

Certo è che l’immagine di questo borgo della Sicilia, ricco di storia e di nobiltà per la presenza nei secoli

passati dell’alta aristocrazia siciliana, ha subito un grave danno alla sua immagine trascinata nel fango

mediatico a livello nazionale e forse anche oltre.

Ma Santa Margherita del Belice non è il solo paese della Sicilia ad avere acquisito un infausto marchio per la

crudeltà contro gli amici a quattro zampe. Si potrebbe fare una lunga lista di atti crudeli compiuti a danno

degli animali “randagi” in alcuni paesi della Sicilia, che trattano la questione randagismo come se fossimo

nel medioevo. Per contro ci sono invece diversi Comuni virtuosi che si stanno adoperando per la tutela

degli animali di affezione.

Ora la domanda è perché randagi? La normativa nazionale e quella della Regione Sicilia hanno già

legiferato in passato per la tutela degli animali di affezione e soprattutto per la gestione del randagismo. Le

norme fanno riferimento alle responsabilità diretta degli enti locali per la gestione ed il controllo del

randagismo, nello specifico i Comuni e le Asl, ciascuno con le proprie specifiche competenze.

Forse le normative sono scivolate dal paniere per non essere state applicate alla lettera. Qual è la

conseguenza? degrado morale, decadenza etica, mancanza di azioni determinate per istruire e costruire il

benessere di una comunità che non deve vedere o raccogliere cani randagi al fine di proteggerli, di cittadini

che non devono mettere mano alle proprie tasche per salvare i fedeli amici a quattro zampe.

A questo ci devono pensare gli enti locali responsabili dei territori. E dove sono già accaduti fatti cruenti

contro gli animali gli enti locali devono stare molto accorti e mi riferisco ad ASL e Sindaci delle

amministrazioni comunali perché che vi piaccia o no siete voi i responsabili per legge del randagismo

irrisolto in Sicilia.