mercoledì 27 marzo 2019

CIRCO CONDANNATO IN VIA DEFINITIVA PER MALTRATTAMENTO DI COCCODRILLI

Molte volte è difficile far riconoscere il maltrattamento degli animali superiori come cani e gatti, specie quando lo stesso non è conseguente alla commissione di episodi di crudeltà o di violenza, ma si tratti di un maltrattamento derivante dalle condizioni ambientali. Certo la violenza fisica è più immediata da constatare, riconoscibile in quanto lascia segni nel corpo, a differenza di quella derivante da una vita in condizioni inadeguate che intacca il benessere psico-fisico. Ma anche questo deve essere considerato un maltrattamento penalmente perseguibile e deve essere tale anche quando riguarda, come nel caso in questione un coccodrillo, un caimano e un alligatore. Animali che si trovavano in un circo attendato a Monza e che erano costretti a vivere in condizioni davvero miserevoli. Contro questo sequestro, che riguardava anche altri animali, i circensi hanno fatto svariati ricorsi al Tribunale del Riesame e in Cassazione, ma senza ottenere il risultato sperato. Come prova il fatto che il proprietario dei coccodrilli sia stato condannato in via definitiva, mentre il procedimento nei confronti dell’altro imputato, per il maltrattamento di una tigre e di un leone, è attualmente in corso presso la Corte d’Appello del Tribunale di Milano, dopo un’iniziale assoluzione in primo grado impugnata dal pubblico ministero Giulia Rizzo della Procura della Repubblica di Monza. La sentenza di emessa dal giudice Letizia Anna Brambilla del Tribunale di Monza (nr. 2004/2016) è invece passata in giudicato ed è diventata definitiva, condannando l’imputato per il maltrattamento di diversi animali, fra i quali appunto i tre rettili.La sentenza, che rappresenta un punto fermo sulle condizioni di vita degli animali dei circhi, che devono comunque essere idonee ad assicurare il loro benessere minimo, senza poter essere condizionate o limitate da scelte economiche. Il giudice infatti prosegue nelle motivazioni che hanno giustificato la condanna affermando che «nel caso oggetto del presente processo non vi è alcun dubbio che non vi fosse alcuna specifica indicazione di crudeltà del proprietario, quanto piuttosto una chiara emergenza sul mantenimento al risparmio degli animali, di non elevato valore economico, di cui risultava economicamente più conveniente un mantenimento a costo estremamente ridotto, anche a rischio della morte dell’animale, che poteva essere riacquistato con esborsi inferiori rispetto ad un più adeguato stato di stabulazione e nutrizione». Con questa sentenza è stato fatto un grande passo avanti giurisprudenziale, che ha visto prevalere gli interessi di tutela degli animali rispetto a quelli economici del circense condannato. Mettendo un ulteriore punto fermo sull’impossibilità di poter considerare il circo una zona franca nella quale, in nome dello spettacolo e della non applicabilità della tutela ordinaria a settori regolamentati da leggi speciali, possano esserci situazioni di maltrattamento ambientale, tali da essere produttive di sofferenze. Che devono essere apprezzate e valutate anche quando riguardano dei rettili. Un’affermazione di responsabilità ottenuta grazie alla sensibilità del pubblico ministero, ma anche, e forse soprattutto, grazie alla grande attenzione e cura avuta nella redazione degli atti, delle consulenze e delle motivazioni. Prove e verbali che hanno superato il vaglio incrociato di diversi collegi giudicanti, dal Tribunale del Riesame alla Cassazione, per arrivare poi a una sentenza definitiva. Che ha comportato la confisca di tutti gli animali in sequestro.