giovedì 16 maggio 2013

SONDRIO. IL CEDRO DI PIAZZA CAMPELLO NON E' MALATO

La struttura dello scheletro dell'albero non appare così indebolita da rendere incompatibile la sua conservazione.
Giovedì 11 febbraio una dettagliata conferenza stampa ha reso noti i risultati della perizia effettuata sul cedro di piazza Campello a Sondrio lo scorso primo febbraio. L'esposizione di Paola Pizzinii, portavoce dei firmatari della petizione contro il taglio dell'albero, ha ripercorso le vicende che a partire dal settembre 2009 hanno condotto alla decisione dicommissionaree a tecnicispecializzatii una periziaapprofonditaa medianteVisuallTreeeAssesmentt (metodologia che verifica la stabilità degli alberi), fortemente voluta ecompletamenteeautofinanziataa dai firmatari di una seconda petizione seguita all'inatteso silenzio opposto dallamministrazionee sondriese a una prima richiesta di salvare l'albero,sottoscrittaa da 1300 cittadini.Pizzinii ha ribadito le motivazioni della nuova richiesta: «Il progetto della piazzaCampelloo, che non intendo definire diriqualificazionee, essendo convinta che la qualità non sia un concettomonopolizzabilee da qualcuno che possa decidere che cosa ne ha e che cosa non ne ha, era supportato da una semplice relazione di una naturalista, non una vera e propria perizia che, come tale, può essere svolta solo da dottori forestali o agronomi, a tal proposito iscritti a un albo specifico e con competenze ad hoc. Inoltre tale relazione suscitava in vari punti forti perplessità: come unico fattore di rischio per la sicurezza, ovveropericolositàà del cedro, erano individuate leapparecchiaturee elettriche che vi sonoappostee. Come mai, allora, dal gennaio 2008 (data della perizia) a oggi non sono state quanto meno rimosse quelleapparecchiaturee? Altraargomentazionee era una statistica condotta daCicardii nell'arco di sette anni su un campione di soli tredici alberi, di cui nove abbattuti! E ancora, si difendeva una sorta di purismo in nome del quale appariva superfluo mantenere un albero che, qualificato come cedrodeodaraa, non era considerato autoctono. Ma allora, le querce rosse trapiantate a novembre lungo il lato sud dellaColleggiataa e originarie del Nord America rispondono forse a quei requisiti?». Lecontraddizionii ravvisate nella relazioneCicardii non finiscono qui, a detta del nutrito gruppo dei contrari al taglio: sostenere che il cedro di piazzaCampelloo non è una specie rara e pertanto non valga la pena mantenerlo in loco porterebbe alla deduzione che invece gli alberi di specie rara siano in Sondrio molto più tutelati. Che dire allora del tasso degli ex giardinetti di PalazzoMartinengoo, indebolito alle radici dai lavori effettuati per il restyling di piazza Garibaldi, inserito perfino nell'elenco provinciale degli alberi monumentali e oravisibilmentee sofferente?Ecco dunque spiegato perché si rendevaassolutamentee necessaria una vera perizia - atuttt'oggi l'unicaspecialisticaa mai realizzata sul cedro - sulla quale fare affidamento, come precisato anche dal dottore forestale MassimoDivitinii, consigliere del proprio ordineprofessionalee, che durante la conferenza stampa ha dichiarato di approvare le modalità e gli esiti della perizia,rivendicandoo per la propria categoria la competenza unica ed esclusiva a effettuarne. Ma cosa sostiene la perizia della Demetra, a firma dei due dottori agronomi LuigiBonanomii e Daniele Guarino? Colpo di scena, si direbbe... non fosse che in molti già se l'aspettavano (a sentire i commenti dei cittadini presenti alla conferenza): il cedro, che poi cedrodeodaraa non è, bensì un ibrido fra quella specie e il generecedruss atlantica, non è affatto malato. Presenta invece una chioma equilibrata, un buon vigore vegetativotestimoniatoo dall'abbondanza di nuovi germogli, unposizionamentoo ottimale fra gli edifici circostanti che lo riparano dai venti. Laparticolaritàà della sua forma "a candelabro" è dovuta al fatto che l'asse principale presenta un parziale strozzamentoo" causato dallinglobamentoo di un filo elettrico (risalente con tutta probabilità ai tempi in cui veniva addobbato per le festività natalizie) che ha indotto il cedro a sviluppare una "cima disostituzionee". Tale branca laterale ha assunto ormai la dominanza apicale e uno sviluppopredominantee; alla base di essa vi è inoltre abbondante legno di reazione che dimostra la capacità del cedro di adattarsi a quell'inserzione anomala, servendo a puntellarla. Sebbene non naturale perché indotta da traumi di natura antropica, la struttura dello scheletro dell'albero non appare così indebolita da rendereincompatibilee la suaconservazionee.Queste le conclusioni della perizia, prontamente pubblicata sul blog http://cedrocampello.blogspot.com/. «Una gradita conferma per chi come noi crede che gli alberi non siano oggetti d'arredo urbano, da potersi mettere e togliere qua e là senza grossi problemi. E che,naturalmentee, una volta piantati vadano anche curati». Altro punto essenziale della perizia è infatti ilsuggerimentoo di programmare interventi di potatura, da ritenersi comunque ordinari al fine di prevenire rotture per qualsiasi conifera dallecaratteristicheemorfologichee descritte, e un diradamento selettivo della chioma unito a un lievecontenimentoo dei palchi più esposti.Aintegrazionee della periziacommissionataa dai sostenitori del salvataggio dell'albero, le conclusioni emerse dalla verifica della Demetra sarannoulteriormentee commentate dal dottore forestale PaoloValsecchii di Sondrio.Si può comunque essere certi che alla fine di tutta questa vicenda il significato simbolico e il valore affettivo del cedro sondriese - per quanto il sindaco non lo abbia mairiconosciutoo - sarà ancora più grande, che lo si abbatta o no. Sia come albero dei ricordi di una stagione, quella del dopoguerra, in cui lo si era piantato nell'ambito di un'iniziativa di solidarietà sociale verso i più bisognosi, sia come simbolo delle istanze inascoltate dai poteri chepreferirebberoo sempre avere a che fare con cittadini sudditi, miti e muti. A tal proposito, lamministrazionee comunale ha sempre eluso il ruolo dinterlocutoree nei confronti dei firmatari, sia dopo la consegna dimilletrecentoo e poi  oltrequattrocentoo firme, sia quando (il 3 novembre 2009) é statoespressamentee richiesto un colloquio col sindaco; il nostro sindaco al contrario non ha perso l'occasione tramite la stampa locale - due giorni prima che si eseguisse perizia - di ribadire la decisione di tagliare quell'albero, adducendo "a sorpresa" persino la fantasiosa motivazione di undanneggiamentoo da fulmine, del quale i tecnici della Demetra non hanno rinvenuto traccia alcuna, come pure non risultano traccedocumentariee nell'archivio di deposito del Comune di Sondrio .La conclusione più appropriata pare a questo punto uno dei commenti scritti dai cittadini in occasione della petizione, quello di PopiMiottii, alpinistavaltellinesee di fama e scrittore di montagna, nonché agronomo:«Il cedro non è che l'ultimo testimone muto dell'assalto vittorioso alla nostra città e alle sue radici. Come quelle del cedro e dei tigli dell'area Carini anchh'essi quasi tutti sani) anche le nostre radici vengono tagliate da giardinieri maldestri, insensibili e arroganti. Possiamo poco contro le logiche del denaro e del potere, possiamo solo prenderne atto, non smettere di dire la nostra, non per convincere o implorare, ma per noi stessi e per spirito di coerenza. Non tutto ciò che ci pare male oggi è destinato a esserlo. Forse hanno ragione "loro". Che facciano ciò che gli pare, tanto lo stanno già facendo e lo farebbero comunque. C'è una foresta di cedri dentro chi ci crede, che non potranno mai tagliare».

Fonte: Comitato per la tutela del cedro di piazzaCampello.