In Italia ci sono almeno
due milioni di cani che vivono quotidianamente legati a una catena lunga meno
di due metri e
circa 700.000 quelli che vivono in spazi angusti o che vivono con una catena al
collo della lunghezza inferiore a un metro subendo di fatto uno stato di stress
e maltrattamento. In particolare circa 50.000 cani vivono in situazioni
di assoluto abbandono in
spazi angusti, in
mezzo ai propri escrementi e molto spesso lasciati senza cibo ed acqua. Nella
nota viene precisato anche che i cani tenuti ad una catena corta sono più
diffusi nelle zone rurali del centro-sud Italia ma anche nel nord della
Lombardia, in Emilia, Piemonte e Veneto.
Ad essi si
aggiungono le decine di migliaia di cani quasi tutti di grosse dimensioni che
sono costretti a vivere in piccoli spazi recintati (fenomeno diffuso in
campagna) e oltre 40.000 cani prevalentemente di piccola e media taglia (ma non
mancano le segnalazioni dei cani di grossa taglia) costretti a vivere di fatto
sul balcone degli appartamenti fenomeno questo molto diffuso in citta’ e nelle
zone urbanizzate. Lorenzo Croce presidente Aidaa precisa:
E’ ora di iniziare una campagna di
sensibilizzazione diffusa per abolire o almeno ridurre al minimo l’uso delle
catene per legare i cani in
quanto si tratta di un atto inumano e poco civile, senza contare che a detta
degli esperti i cani tenuti perennemente alla catena diventano piu’ cattivi ed
insofferenti. Questa e’ una battaglia di civilta’ che si affianca a quelle per
la sterilizzazione obbligatoria per i cani randagi.
Purtroppo una legge nazionale anti catena ancora non c’é ancora ma a
livello regionale e comunale ci sono leggi che regolamentano in modo preciso la
detenzione di cani a catena sul proprio territorio. Ricordiamo che vi è un numero di ore giornaliere in cui il padrone é
obbligato a liberare il proprio animale e lasciarlo scorrazzare senza
limiti. I Comuni meno sensibili stabiliscono il numero di tre ore giornaliere,
tutti gli altri le hanno aumentate fino ad arrivare a otto ore. Se vedete un
cane sempre alla catena segnalatelo alle Autorità competenti (Vigili,
Polizia, Guardie Zoofile, Guardie Forestali) e agli Enti per la protezione
degli animali, perché secondo il regolamento esistente può costituire un vero
maltrattamento.