Carabinieri e polizia penitenziaria lo cercano ininterrottamente da otto giorni. Massimo Riella sembra introvabile. Nascosto nei boschi dell’Altolago, il detenuto evaso il 12 marzo scorso durante una visita sulla tomba della mamma è riuscito fino ad ora a sfuggire alla cattura. Gli investigatori sono certi che l’uomo, 47 anni, non si sia mai allontanato dalla zona di Gravedona ed Uniti in cui si è rifugiato dopo la fuga dal cimitero di Brenzio. Un’azione fulminea. Premeditata, secondo gli inquirenti. Riella ha aggredito gli agenti della polizia penitenziaria che lo scortavano e si è dileguato. Scomparso in una vasta area boschiva, in alcuni tratti impervia, che l’evaso conosce forse meglio di chiunque altro. Non solo perché in questa zona è cresciuto, ma anche per le sue attività di bracconiere.
Le ricerche coinvolgono i carabinieri e il nucleo investigativo specializzato della polizia penitenziaria. Nei primi giorni dopo l’evasione hanno partecipato anche polizia e guardia di finanza. Controlli nei casolari, in molti casi abbandonati, nei quali Riella potrebbe aver trovato rifugio. Verifiche alle quali si aggiungono attività investigative che potrebbero contribuire ad arrivare al ricercato.
Indispensabile per gli inquirenti è capire se il 47enne possa contare sull’aiuto di qualcuno. Riella, chi lo conosce ne è certo, è in grado di vivere nei boschi da solo anche per giorni, procurandosi il cibo e spostandosi senza lasciare traccia. Nonostante questo, soprattutto nelle prime ore dopo la fuga, il ricercato potrebbe aver beneficiato del supporto di una o più persone che lo avrebbero aiutato nella fuga.
Un’esistenza vissuta alternando periodi in carcere ad altri di libertà, Massimo Riella ha creato spesso problemi alle forze dell’ordine. Per sfuggire alla cattura, in un’occasione si era lanciato dal secondo piano di casa. Poche settimane prima dell’evasione, in carcere si era arrampicato su un tetto. Lo scorso anno era stato arrestato per il possesso di un fucile con matricola abrasa. Ottenuti i domiciliari, era evaso e aveva rapinato una coppia di anziani, minacciandoli con un coltello. Ha sempre negato di essere il responsabile, ma i carabinieri avevano trovato il suo Dna nell’abitazione delle vittime. Sfuggito per settimane all’arresto, era stato infine portato in carcere al Bassone.