Con la sentenza n. 8086, depositata il 7 marzo scorso, la 3° Sezione penale della Corte di Cassazione ha confermato al bracconiere N.C. la pena già stabilita nel novembre 2020 dal Tribunale di Piacenza (2.500 euro di ammenda), per caccia in periodo di divieto, omessa custodia di arma da fuoco e porto di armi da taglio senza giustificato motivo.
La Suprema Corte è stata chiamata a riesaminare il caso del bracconiere che vagava in auto di notte (ore 00:45) a fari spenti, dandosi alla fuga dopo il controllo di polizia ed abbandonando sul posto una carabina ed un machete da 54 cm. .
La tesi difensiva che l’imputato avrebbe dovuto recarsi al poligono il giorno dopo, essendo munito anche di un machete ed un coltello allo scopo effettuare urgenti lavori di idraulica a casa del cognato, non è stata ritenuta meritevole di considerazione da parte della Cassazione, che oltre a confermare la condanna di primo grado ha , imposto il pagamento di ulteriori 3.000 euro per spese di procedimento.