Ceva – Nelle azioni di contrasto al bracconaggio, che vedono in prima linea i Carabinieri Forestali di un vasto territorio come la Granda, nei giorni scorsi si è concluso l’iter processuale a carico di due cebani, V. A. e V. R., avviato la scorsa primavera dopo l’operazione “Wild board” condotta dai Carabinieri Forestali della stazione di Ceva.
All’indagine avevano partecipato oltre 20 militari, con numerose perlustrazioni su vaste superfici di boschi, alla ricerca di trappole e strumenti di caccia illeciti. Su disposizione della Procura di Cuneo era stata inoltre effettuata una vasta perquisizione: 23 fabbricati, otto veicoli e 43 terreni agricoli boscati per circa 30 ettari. Oltre ai due indagati, nell’attività erano state controllate altre sette persone.
La perquisizione aveva portato al sequestro di un ingente quantitativo di strumenti per il bracconaggio sia venatorio sia ittico, tra cui sei tagliole per la cattura di fauna selvatica, 16 lacci in metallo di cui uno con una carcassa di cinghiale, 58 cartucce per abbattere ungulati (non denunciate), nove bossoli esplosi, circa mezzo chilo di polvere da sparo (non denunciata), un coltello da macellaio, un sacco di juta con tracce di sangue animale, 21 cavi e cinque ferma cavo in metallo per la fabbricazione di lacci, tre pelli di faina, due nasse per la pesca di frodo.
Ai due, i militari avevano anche elevato verbali amministrativi per un totale di 800 euro, per il mancato rispetto della normativa relativa alla detenzione di trappole per catturare fauna selvatica. Il Tribunale di Cuneo, nella sentenza, ha accettato l’oblazione effettuata dai due indagati che hanno dunque ammesso le loro responsabilità.