ARCO. Tra i padroni dei cani e i residenti della “Busa” è in corso una guerra silenziosa ma spietata. A rimetterci, come accade in ogni “buona guerra”, sono degli innocenti, in questo caso dei cani. Alle deiezioni lasciate sui marciapiedi perché non raccolta da padroni incivili, infatti, qualcuno ha ben pensato di rispondere con bocconi avvelenati o alle lamette.
Le esche – che potrebbero risultare tra l'altro pericolose anche per chi le dovesse maneggiare – se ingerite potrebbero rivelarsi mortali, infliggendo alla povera vittima del caso atroci sofferenze. Così è stato, ormai due mesi fa, per un cucciolo di pastore scozzese in quel di Riva del Garda (qui l'articolo).
L'ultima denuncia arriva dalla città arcense, dove i padroni che passeggiavano con il cane hanno rinvenuto le polpette nefaste. In via Gazzoletti, nello specifico. “E' un fenomeno che si ripete ciclicamente – spiega Alessandro Betta, sindaco di Arco – non solo una vox populi. Qualche animale ne ha pagate già le conseguenze ed è stato portato dal veterinario. È avvenuto attraverso diverse modalità, con il topicida, con le lamette. Molto fa pensare che siano state persone che non sopportano che vengano lasciate le deiezioni ovunque”.
L'ipotesi è sostenuta dalle forze dell'ordine, con cui il sindaco s'è confrontato già nel tentativo di comprendere l'entità di un fenomeno che non stenta a definire “devastante”. “Per molte persone – aggiunge infatti – il cane è come un membro della famiglia. Ognuno la pensi come vuole ma ci sono persone sole che hanno solo quello, persone che anche in difficoltà economiche non gli fanno mancare niente. Coi cani si creano legami affettivi molto forti”.
“Di certo – prosegue – si deve partire dal concetto che abbandonare le deiezioni, talvolta pure impacchettate nel sacchetto e lasciate sul posto, è un comportamento pessimo. I padroni dovrebbero cominciare ad assumere anche la buona pratica di portare con sé una bottiglietta d'acqua per pulire l'urina, vista la situazione orribile su alcuni palazzi storici di Arco. Ma da qui a passare alla brutalità, non trovo alcuna giustificazione”.
Per questo il contrasto al fenomeno diventa centrale, anche lastricato da difficoltà e sfide decisamente complicate. Innanzitutto c'è la persecuzione dei colpevoli: “Queste azioni sono incivili e sono una manifestazione del male assoluto, di malvagità consapevole. Lunedì 28 sentirò carabinieri e polizia locale per cominciare a tirare le somme del fenomeno, capire i numeri, e trovare una strategia per contrastarlo. Non sappiamo a questo punto se i responsabili siano uno o più di uno. C'è il rischio di emulazione”.
E poi la lotta all'inciviltà di alcuni padroni: “Sulla base di ciò che dicono le forze dell'ordine io presuppongo che la causa siano le deiezioni lasciate in giro, anche se non si può escludere che sia un gesto slegato di qualche sconsiderato. Sulla questione come Comune abbiamo agito già con un'ordinanza che obbliga i padroni dei cani a girare con il kit di pulizia. Certo dobbiamo dare una svolta perché vanno tutelati anche i padroni dei cani che fanno il proprio dovere di cittadini. Il grosso del lavoro andrebbe fatto sull'educazione civica”.
A ergersi come faro per azioni di contrasto in questo senso c'è l'Alto Adige, dove dall'anno scorso è stato introdotta la banca dati del dna dei cani, attraverso cui risalire ai padroni incivili che lasciano le deiezioni in giro e multarli è divenuto possibile. “In Alto Adige si lavora su una cosa e più compattamente, da noi ci si divide su tutto. C'è un lavoro culturale che va fatto all'interno della comunità, basato sul rispetto e sulla cultura della legalità”.