martedì 14 ottobre 2014

QUESTI SONO GLI ALLEVAMENTI INTENSIVI DI GALLINE OVAIOLE

NE PREDANO NOTA I SERVI SCIOCCHI ED I GIORNALISTI DI REGIME. 
FONTE. LAV.

Gli allevamenti intensivi di galline ovaiole

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Secondo una recente indagine in Italia si consumano in media 3,4 uova alla settimana per famiglia, il 53% delle quali vengono acquistate dalla grande distribuzione (il 25% nei negozi di generi alimentari, 16% direttamente dal produttore  e il 5% nei mercati rionali). L’allevamento intensivo delle galline ovaiole è a tutt’oggi uno degli allevamenti che più di altri implica sistemi criticabili dal punto di vista etico e poco sostenibili a livello ambientale.
Violenza sugli animali
Solo nei paesi dell’UE  vengono allevati ogni anno 400 milioni di galline ovaiole, il 68% delle quali restano chiuse in gabbie da batteria. Lo spazio a disposizione per ogni capo corrisponde all’incirca alle dimensioni di un foglio A4. In tali condizioni l’amimale non solo non è in grado di esprimere alcun comportamento naturale come la cova delle uova, la ricerca del foraggio etc, ma non ha modo nemmeno di compiere semplici mvimenti come distendere le ali o girarsi senza difficoltà. Le galline ovaiole trascorrono la loro breve esistenza (circa un anno) in queste gabbie, in condizioni che provocano enormi sofferenze fisiche e psicologiche. Le gabbie possono essere impilate in altezza fino a quattro file, in enormi capannoni con ventilazione forzata, usata per disperdere gli altissimi livelli di ammoniaca provocati dalle deiezioni degli animali.
Per aumentarne la produzione, gli animali vengono sottoposti a lunghi turni di luce artificiale che ne alterano i bioritmi.
Il fondo in rete metallica delle gabbie provoca gravi lesioni e deformazioni alle zampe. Non essendo limate, durante la ricerca del cibo, le unghie crescono a dismisura ritorcendosi e spezzandosi con gravi conseguenze sanitarie. Ostioporosi e fratture alle ossa sono all’ordine del giorno.
Inoltre le galline sono animali con un’organizzazione sociale complessa e basata su una chiara gerarchia, hanno bisogno di luoghi appartati dove deporre le uova. In seguito a tali privazioni gli animali mostrano gravi alterazioni e patologie del comportamento.
A causa delle pesanti frustrazioni subite, le galline beccano ed aggrediscono le proprie vicine arrivando talvolta dei veri e propri atti di cannibalismo. Per evitare questo vengono sottoposte a debeccaggio, ovvero l’asportazione di un terzo del becco tramite coltello rovente.
Negli allevamenti per la produzione di uova i pulcini maschi, inutili ai fini produttivi, vengono separati dalle femmine alla nascita e triturati vivi.

Legislazione
Una direttiva europea impone dal gennaio 2012 migliori condizioni per gli allevamenti di galline ovaiole (decreto che ha impiegato ben 13 anni ad entrare in vigore, a causa delle forti resistenze dell’industria avicola). Tale direttiva stabilisce le norme minime per la tutela delle galline ovaiole: la gabbia deve essere minimo di 550 cm2, deve disporre di abbeveratoio, poppatoio, mangiatoie senza limitazioni di utilizzo. Vengono inoltre garantiti degli spazi minimi tra una gabbia e l’altra. Nonostante sia scaduto il termine da mesi la metà dei paesi dell’unione (tra cui l’Italia) non si è ancora adeguata.
Codice impresso sulle uova, come evitare di acquistare uova provenienti da allevamento in gabbia
In base alla cifra iniziale del codice impresso sulle uova è possibile riconoscere il tipo di allevamento da cui provengono:
3: galline allevate in gabbia
2: allevamento intensivo al chiuso
1: allevamento all’aperto (ovvero, si tratta di grandi capannoni con una media di 12 capi per metro quadro e la possibilità di accedere ad un’area esterna pari a 2,5 metri per gallina – spesso la via di accesso a tale area è talmente irrisoria che la maggior parte delle galline non vi accederà mai.
0: allevamento biologico (in molti casi gli spazi disponibili non cambiano, cambia però il metodo di allevamento). Le galline possono razzolare liberamente all’interno e all’esterno di capannoni, su un terreno ricoperto da vegetazione e coltivato con metodo biologico. Le galline sono alimentate con cibi biologici, integrati al massimo con un 20% di mangimi convenzionali.


fonti: dossier LAV 2010 sull’allevamento delle galline ovaiole