lunedì 2 luglio 2012

BOCCONI AVVELENATI: INDAGINE IN ITALIA. DENUNCIA IN EUROPOA

Bocconi  avvelenati: indagine in Italia, denuncia in Europa

Andrea Zanoni (Eurodeputato IdV) presenta i risultati di un'indagine tra gennaio e maggio sulle vittime di esche avvelenate in Italia. Interrogazione alla Commissione europea. “L'Ue faccia rispettare il divieto dei bocconi in tutta Europa”

“L'Ue faccia rispettare il divieto comunitario di utilizzare esche avvelenate che in Italia uccidono migliaia di animali ogni anno”. Lo chiede Andrea Zanoni, Eurodeputato IdV e vice presidente dell'intergruppo Benessere degli animali al Parlamento europeo, con un'interrogazione parlamentare alla Commissione europea. “In Italia il fenomeno della disseminazione di esche avvelenate nell'ambiente è ancora oggi molto diffuso. Da un'indagine che ho condotto personalmente tra gennaio e maggio 2012 e basata su semplici segnalazioni di associazioni e notizie a mezzo stampa, sono emersi ben 282 casi di probabile avvelenamento in 11 regioni e 30 province italiane, con una particolare concentrazione di casi in Veneto e in Sicilia”.

L'indagine  non scientifica ma rilevante per i dati raccolti, registra in totale il coinvolgimento di ben 151 cani, 124 gatti e di alcune specie selvatiche (aquila reale, tasso, storno e colombo). In alcuni casi di avvelenamento è stata accertata la responsabilità di sostanze appartenenti alla categoria dei lumachicidi e degli insetticidi, e anche la stricnina, sostanza dichiarata illegale in Italia. “Purtroppo si tratta solo della punta dell'iceberg delle morti da avvelenamenti che accadono quotidianamente in tutta Italia”, commenta l'Eurodeputato. “Questo fenomeno miete migliaia di vittime tra gli animali selvatici ma potrebbe diventare anche potenzialmente pericoloso per i bambini che entrassero in contatto con questi bocconi”.

“Fino a qualche decina di anni fa, le associazioni di cacciatori organizzavano la distribuzione sistematica e programmata dei bocconi avvelenati sul territorio, al fine di eliminare i cosiddetti animali nocivi come volpi, tassi, corvidi e rapaci – spiega Zanoni – Oggi a farne le spese sono anche tanti animali domestici, come cani e gatti, che malauguratamente mangiano queste esche”.

Zanoni chiede l'intervento di Bruxelles alla luce del divieto esplicito di esche avvelenate introdotto dalle direttive Uccelli e Habitat e dalla Legge 157/92. Inoltre il fenomeno non è solamente italiano come evidenzia lo studio internazionale del 2009 “Animal poisoning in Europe” condotto in cinque Stati membri (Italia, Belgio, Francia, Grecia e Spagna) che evidenzia come sia proprio l'avvelenamento una tra le maggiori cause di mortalità della fauna selvatica nei suddetti Paesi.

“Per questo motivo è fondamentale che la Commissione intervenga affinché gli Stati membri facciano rispettare una volta per tutte le disposizioni previste in particolare nell'allegato IV della Direttiva 147 del 2009 e dell'allegato VI della Direttiva 43 del 1992 – conclude l'Eurodeputato – Sarebbe inoltre importante disporre di una banca dati europea per valutare l'impatto di tale fenomeno sulla fauna selvatica e protetta in tutti gli Stati membri”.
Bocconi  avvelenati: indagine in Italia, denuncia in Europa

Andrea Zanoni (Eurodeputato IdV) presenta i risultati di un'indagine tra gennaio e maggio sulle vittime di esche avvelenate in Italia. Interrogazione alla Commissione europea. “L'Ue faccia rispettare il divieto dei bocconi in tutta Europa”

“L'Ue faccia rispettare il divieto comunitario di utilizzare esche avvelenate che in Italia uccidono migliaia di animali ogni anno”. Lo chiede Andrea Zanoni, Eurodeputato IdV e vice presidente dell'intergruppo Benessere degli animali al Parlamento europeo, con un'interrogazione parlamentare alla Commissione europea. “In Italia il fenomeno della disseminazione di esche avvelenate nell'ambiente è ancora oggi molto diffuso. Da un'indagine che ho condotto personalmente tra gennaio e maggio 2012 e basata su semplici segnalazioni di associazioni e notizie a mezzo stampa, sono emersi ben 282 casi di probabile avvelenamento in 11 regioni e 30 province italiane, con una particolare concentrazione di casi in Veneto e in Sicilia”.

L'indagine (DISPONIBILE SOTTO), non scientifica ma rilevante per i dati raccolti, registra in totale il coinvolgimento di ben 151 cani, 124 gatti e di alcune specie selvatiche (aquila reale, tasso, storno e colombo). In alcuni casi di avvelenamento è stata accertata la responsabilità di sostanze appartenenti alla categoria dei lumachicidi e degli insetticidi, e anche la stricnina, sostanza dichiarata illegale in Italia. “Purtroppo si tratta solo della punta dell'iceberg delle morti da avvelenamenti che accadono quotidianamente in tutta Italia”, commenta l'Eurodeputato. “Questo fenomeno miete migliaia di vittime tra gli animali selvatici ma potrebbe diventare anche potenzialmente pericoloso per i bambini che entrassero in contatto con questi bocconi”.

“Fino a qualche decina di anni fa, le associazioni di cacciatori organizzavano la distribuzione sistematica e programmata dei bocconi avvelenati sul territorio, al fine di eliminare i cosiddetti animali nocivi come volpi, tassi, corvidi e rapaci – spiega Zanoni – Oggi a farne le spese sono anche tanti animali domestici, come cani e gatti, che malauguratamente mangiano queste esche”.

Zanoni chiede l'intervento di Bruxelles alla luce del divieto esplicito di esche avvelenate introdotto dalle direttive Uccelli e Habitat e dalla Legge 157/92. Inoltre il fenomeno non è solamente italiano come evidenzia lo studio internazionale del 2009 “Animal poisoning in Europe” condotto in cinque Stati membri (Italia, Belgio, Francia, Grecia e Spagna) che evidenzia come sia proprio l'avvelenamento una tra le maggiori cause di mortalità della fauna selvatica nei suddetti Paesi.

“Per questo motivo è fondamentale che la Commissione intervenga affinché gli Stati membri facciano rispettare una volta per tutte le disposizioni previste in particolare nell'allegato IV della Direttiva 147 del 2009 e dell'allegato VI della Direttiva 43 del 1992 – conclude l'Eurodeputato – Sarebbe inoltre importante disporre di una banca dati europea per valutare l'impatto di tale fenomeno sulla fauna selvatica e protetta in tutti gli Stati membri”.