venerdì 2 aprile 2021

ARRIVANO LE API ANTITERRORISTICHE CHE FIUTANO L'ESPLOSIVO

 

PROGETTO RICERCA DEL CREA, METODO ECONOMICO, RAPIDO E SICURO

Una manciata di api potrebbe collaborare alla sicurezza del Paese, grazie all’infallibile olfatto. Questi insetti, infatti, opportunamente addestrati, sono in grado di rilevare la presenza di sostanze esplosive per sventare attentati terroristici. A confermarlo sono alcune sperimentazioni condotte con successo negli ultimi anni da Usa e Gran Bretagna che hanno dimostrato come uno sciame possa essere convertito da api ‘da fiori’ a api ‘da esplosivi’, sfruttando le loro capacità per misurazioni ambientali come l’inquinamento. Anche l’Italia è pronta a fare lo stesso addestrando insieme alle forze dell’ordine un esercito di api ‘poliziotte’, come spiega all’ANSA Marino Quaranta, ricercatore Crea Agrobiologia di Firenze. Un progetto simile infatti era stato finanziato qualche anno fa dal Ministero delle politiche agricole condotto dall’Unità di ricerca di apicoltura e bachicoltura presso il Crea di Bologna che, non a caso, si chiamava ‘Apiboom’. ”La varietà di api utilizzate per questo obiettivo sono le mellifere – spiega il ricercatore – ottimi sensori di esplosivi e impiegabili in missioni di ricognizione presso aeroporti, porti, campi minati e possibili obiettivi di attentati terroristici”. Un lavoro che viene fatto da tempo con i cani ma, a differenza di questi, il costo sia dell’addestramento che degli addestrati è decisamente inferiore e si risolve in pochi giorni anziché in mesi. Una famiglia di api con circa 20 mila insetti, costa intorno agli 80 euro; bastano poi 2-3 giorni per insegnare ad ogni insetto a riconoscere la presenza di materiali esplosivi.

Per la ricognizione ne servono 4 alla volta, spiega Quaranta, unico neo è il loro ciclo di vita molto breve che richiede un addestramento continuo per assicurare il ricambio. Il metodo è semplice: l’operaia viene messa in un cilindretto da cui fuoriesce solo la testa esposta a diversi odori, quando lo fiuta con le antenne viene ricompensata. Stessa cosa per l’addestramento: tre o quattro operaie vengono inserite in una sorta di valigetta provvista di un sensore a raggi infrarossi in grado di rilevare l’estensione della lingua, la ligula che l’operatore può tenere sotto osservazione. Le api la estrarranno solo se fiutano l’odore dell’esplosivo, facendo scattare l’allarme. Si tratta semplicemente di sfruttare in modo diverso il loro olfatto, visto che già dagli anni ’70 in Europa e negli Stati Uniti, l’ape domestica era utilizzata come indicatore ambientale in grado di fornire mappe molto dettagliate dell’inquinamento del suolo e dell’aria. Basta pensare che già dopo il disastro di Chernobyl fu utilizzata, anche in Italia, per esplorare la contaminazione del suolo da eventuali radiazioni.