Nonostante l’opposizione legale di tantissimi cittadini, il Consiglio di Stato ha preferito accettare le ragioni dei vivisettori e dare l’autorizzazione all’accecamento di sei macachi prigionieri degli stabulari delle Università di Parma e di Torino.
La motivazione è quella di trovare un metodo per curare i ciechi umani facendo diventare ciechi, dopo strazianti torture, queste scimmie, nostre cugine, visto che noi siamo una loro evoluzione: creature viventi, intelligenti, senzienti, con una famiglia, una socialità, sentimenti di paura, dolore e gioia proprio come i nostri.
I macachi non sono colpevoli della cecità degli umani, nè delle loro guerre, ladrocini, violenze…..nè della povertà di molti e della ricchezza di pochi. Non si può trattarli come cose che non urlano, non si dibattono, non agonizzano.
La vivisezione è una forma occulta di sadismo, di arroganza, di prepotenza, come se un Dio infinitamente buono e giusto del quale diciamo di essere immagine e somiglianza, ci autorizzasse un comportamento cattivo e ingiusto, anzi depravato e brutale. Impossibile. La violenza, la sopraffazione restano violenza e sopraffazione qualunque sia la finalità. Nessuno scopo è tanto alto da giustificare metodi così indegni (Albert Einstein).
La vivisezione è una depravazione umana, in parallelo con lo schiavismo, quando i signori bianchi, autodefinitisi superiori, vendevano compravano, frustravano, torturavano, marchiavano, amputavano, stupravano e uccidevano i poveri indifesi africani: strappati la madre al figlio, il marito alla moglie, il fratello alla sorella, come fossero cose, oggetti senza sentimenti, così come sono cose, oggetti senza sentimenti gli animali vivisezionati.
Il progetto dei vivisettori è stato invece definito di “inattaccabile solidità e correttezza sul piano etico, tecnico-scientifico e formale” ma come si può chiamare etica l’azione di torturare e uccidere? Lo scopo giustifica i mezzi? E lo scopo è proprio quello di salvare persone? L’ipocrisia delle parole è la stessa che fa dire al cacciatore mentre fucila la sua vittima, che ama la natura ed è il suo tutore.
E come si può fermare la rabbia e il dolore di chi ama ogni vita, rispetta ogni vita e si trova incapace a difendere quelle dei più fragili ed emarginati? Perchè a fronte di un’enorme compassione e amore per gli animali dimostrata dalla società italiana, il potere, la politica, le multinazionali restano indifferenti agli appelli?
Occorre superare gli ostacoli morali, culturali, economici e politici in nome di un’indispensabile rivoluzione della scienza medica.