mercoledì 24 febbraio 2021

BRACCONIERI A CACCIA DI CESENE NEL BRESCIANO

 È una corsa contro il tempo che da una parte vede poche persone costrette a marce di avvicinamento (magari col buio) e appostamenti di ore (magari al gelo e nella neve), e dall’altra tanti bracconieri, nei casi che stiamo per raccontare quasi tutti titolari di licenza di caccia, e un territorio immenso da controllare. È la sintesi della «campagna delle cesene» (ma anche delle peppole e dei fringuelli), attraverso la quale la polizia provinciale (non da sola) sta cercando di fermare la cattura in massa di questi turdidi numerosi in queste settimane nelle valli bresciane. Se qualcuno pensava che con la fine della stagione di caccia per gli uccelli migratori fosse tornata la pace dovrà ricredersi, perché da gennaio, il solo distaccamento di Vestone del Nucleo ittico venatorio della provinciale ha già collezionato nove denunce tra Valsabbia e Valtrompia; tutti trappolatori di cesene, appunto. L’ultimo della serie era un cacciatore di Mura preso giovedì con le mani nelle sue due reti (una di 5 a l’altra di 15 metri) nella località murense di Sevo, e prima di lui era toccato, martedì, a un capannista bloccato dopo un appostamento di 5 ore su una rete di 15 metri che aveva piazzato nella località Dosso Alto di Comero di Casto, a breve distanza dal suo appostamento di caccia. Ma sempre a Casto, in questo caso nella località Forcella, qualche giorno prima i poliziotti avevano bloccato un vestonese che usava i dintorni della cascina della moglie come sito di cattura. Con le sue due reti aveva intrappolato 21 uccelli quasi tutti protetti (passere scopaiole, peppole, cardellini, verdoni, lucherini, e pure cesene e tordi sasselli): li aveva nascosti in cantina e, a parte qualche esemplare trasferito in un Cras per la riabilitazione al volo, sono stati in buona parte liberati. Non solo: pur avendo sia la licenza di caccia, sia il porto d’armi scaduti da anni, in quella stessa cascina nascondeva un fucile e alcune munizioni che ovviamente non poteva più detenere. Tutto sequestrato naturalmente. Tornando ancora indietro lungo febbraio, all’inizio del mese gli agenti del distaccamento di Vestone hanno dovuto attendere per ore al gelo l’arrivo del gestore di 4 «prodine», piccole reti a scatto per la cattura di uccelli vivi, nella località Dos del Sole di Lodrino. Alla fine si è presentato il proprietario di un capanno poco distante, che ha ammesso candidamente di aver provato a rifornirsi di richiami vivi col «fai da te». È successo poche ore prima dell’individuazione di un altro capannista, in questo caso pluridenunciato, che aveva piazzato bastoncini ricoperti di vischio proprio nelle vicinanze del suo appostamento a Capovalle, sotto un capannone industriale a pochi metri dal passo San Rocco. È avvenuta in Valsabbia anche una delle ultime operazioni portate a termine con successo dalla provinciale. Precisamente a Odeno di Pertica Alta. Sabato scorso prima dell’alba gli agenti erano già appostati nella neve sull’ennesima rete, e qualche ora dopo hanno bloccato ancora una volta un capannista residente a Marmentino. In un cascinale vicino alla tesa nascondeva una cesena in gabbia catturata a suo dire il giorno prima, ma anche due fucili lasciati incustoditi. Così ha subìto il sequestro delle armi, e di due fringuelli in gabbia che nascondeva invece al suo domicilio, anche questi presi da poco e immediatamente liberati.