martedì 5 febbraio 2019

SPERIMENTAZIONE. NEL 2017 TORTURATI 580.000 ANIMALI


 E' diminuito, nel 2017, il numero di animali usati per la sperimentazione scientifica passando da 611.707 cavie nel 2016 a 580.073 e fra le specie si registra l'aumento di utilizzo dei cani a 639 nel 2017 (486 inclusi i riutilizzi nel 2016), ma anche di conigli, furetti, maiali, bovini, pesci e cefalopodi con un'impennata nel ricorso ai macachi, arrivati a 548 (nel 2015 erano 224, raddoppiati a 454 nel 2016); se si includono i primati riutilizzati in una seconda procedura, si arriva a 586 scimmie. Sono i numeri relativi all'utilizzo di animali a fini scientifici per l'anno 2017 del ministero della Salute pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale.
    Numeri che la Lega Antivivisezione definisce "allarmanti" riferendosi anche a quelli delle "procedure dolorose" riguardanti il 46% degli animali e indicando in aumento a 2.538 gli animali allevati per il solo mantenimento di colonie geneticamente modificate mentre sono stati 1.598 gli animali ancora utilizzati a fini didattici.
    Nel rilevare che comunque tutti gli animali utilizzati per le sperimentazioni sono comunque destinati alla morte, l'associazione lancia un appello al ministro della Salute, Giulia Grillo, "affinché assuma l'impegno di invertire questo trend, attraverso un concreto sostegno a favore dei metodi di ricerca che non richiedono l'impiego di animali, favorendo la nostra competitività sul piano scientifico internazionale e archiviando un metodo di ricerca, quello su animali, che non è mai stato validato scientificamente".
    La lieve flessione del numero totale "non deve colpire favorevolmente - avverte la Lav - perché le leggi nazionali e il contesto europeo chiedono di andare ben oltre questa piccola riduzione, vedendo il ricorso all'animale autorizzabile 'solo se per ottenere il risultato ricercato, non sia possibile utilizzare altro metodo e dando totale priorità a modelli sostitutivi che non prevedono animali'".

La Lega Antivivisezione definisce "ingiustificabile l'aumento dei cani, il cui ricorso prevede misure fortemente restrittive" mentre per quanto riguarda i primati non umani la Lav ricorda come "il Ministero possa autorizzare l'impiego solo in via eccezionale". Per quanto riguarda le scimmie, sono animali che, spiega la Lav, "nel 99,82% dei casi continuano a essere tristemente importati da Paesi con situazioni ambientali difficili e incontrollate come Asia (54 individui) e Africa (490) e non sono frutto di colonie autosufficienti, come richiesto dalla Direttiva dell'Unione europea". La direttiva che regolamenta le procedure legate alla ricerca "nasce per la protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, scopo che viene puntualmente deluso - afferma Michela Kuan, biologa, responsabile Lav Ricerca senza animali - Ci troviamo davanti a un sistema che non filtra, controlla e regolamenta a sufficienza procedure che comportano il dolore e la morte di migliaia di animali e, parallelamente, non incentiva modelli alternativi come richiesto dalla legge nazionale e dal quadro scientifico e legislativo europeo". La Lav indica "in aumento anche il numero di animali allevati per il solo mantenimento di colonie geneticamente modificate, 2.538 esseri senzienti in cui si inseriscono geni o tratti di Dna che portano l'informazione legata alla malattia umana". Criticato il numero di 1.598 di animali utilizzati per l'istruzione e la formazione (topi, ratti, conigli, maiali, pecore e cefalopodi), nonostante nel nostro Paese ci sia il divieto salvo per l'alta formazione universitaria. Infine "è impressionante che quasi la metà degli animali (267.129 che corrispondono al 46% del totale) vengano sottoposti a procedure con categorie di dolore moderato o grave".