Diciamocelo francamente, i canili sono troppo pieni, ed in particolare i canili del sud raccolgono circa il 70% delle presenze dei cani e a differenza del nord dove le adozioni sono ad un livello accettabile nelle regioni del centro sud Italia non vanno oltre il 45% dei cani ospitati in canili e rifugi. Sono dati che invogliano le mafie e i trafficanti sotto l'egida di finte associazioni animaliste furbescamente ammantati di buoni propositi ad incrementare il loro traffico delle adozioni a pagamento verso il nord Europa, in quanto il mercato delle adozioni (perchè in questi casi di vero mercanteggio illegale si tratta) verso il Nord Italia è di fatto vicino alla saturazione. Del resto quello che stiamo scrivendo non è certo una novità, centinaia di associazioni fatte di una o due persone sono sorte nel giro degli ultimi dieci anni con lo scopo di svuotare i canili non per amore dei cani presenti ma per loro tornaconto economico. Di queste associazioni spesso non si ha traccia a livello amministrativo, non hanno cariche, non fanno assemblee e non presentano nessun bilancio, ma si occupano semplicemente di caricare quanti più cani possibili sui furgoni e di spedirli verso il nord Italia, ed ultimamente il Nord Europa. Sono i numeri a da il quadro della situazione. Nei canili italiani sono stipati complessivamente 140.000 cani di questi 98 mila sono concentrati nei rifugi di cinque regioni del sud Italia e nelle isole. Nell'ultimo anno dalle fonti del ministero appare evidente che le regioni da dove sono partiti il maggior numero dei cani sono Sicilia, Puglia, Lazio, Campania e Calabria. Analizzando questi dati scopriamo che oltre il 20% dei circa 40.000 cani fatti adottare vanno oltre confine, e di questi una buona parte sono gestiti da associazioni fantasma, o da associazioni assolutamente legali ma i cui movimenti sono sospetti. Circa il 35% sono trasferiti verso il nord Italia da staffette autorizzate o associazioni riconosciute a livello nazionale o regionale che operano con l'ausilio delle volontarie delle sezioni locali, ma in questo caso occorre trovare delle formule diverse per il trasporto spesso affidato a persone non competenti che viaggiano con mezzi non omologati. Ci sono poi una percentuale abbastanza ridotta che viene effettivamente adottata nelle singole regioni,mentre i rimanenti sono cani "fantasma" spesso intestati a terze persone usate solo per poter trasferire in maniera non del tutto regolare questi cani verso altre spesso ignote destinazioni dove ad attenderli ci sono famiglie non in grado di gestire queste situazioni e per molti di questi cani si aprono ancora le porte dei canili dove spesso terminano la loro vita. "Il problema è che attorno a queste situazioni- si legge in una nota dell'Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente aidaa- spesso si nasconde un giro illegale di trasferimento dei cani. Infatti se da una parte ci sono associazioni e volontari che operano onestamente ed alla luce del sole, dall'altra ci sono invece centinaia di associazioni fittizie che hanno il solo scopo di mandare piu cani possibili al nord non per amore,ma per denaro e questo vuole dire mandare in giro cani malati, con documenti veterinari e vaccinali spesso falsificati" Occorre dunque fare un atto di volontà preciso, trovare una nuova soluzione e questa soluzione è dietro l'angolo se la si vuole realizzare ed è composta da tre fattori.
1) Una politica delle sterilizzazioni a tappeto dei randagi che limiterebbe in 7 anni del 70% il numero dei nuovi randagi specialmente nelle regioni del sud.
2) Una nuova legge sui trasporti degli animali CON ALBO NAZIONALE DEI TRASPORTATORI e sulla tracciabilità dei cani e gatti che vengono fatti adottare, passaggio prendendo ad esempio il sistema di tracciabilità dei prodotti agricoli.
3) Un controllo a tappeto delle associazioni che operano sul territorio e obbligo di presentazione di bilanci annuali che sia effettivamente fatto rispettare.
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