giovedì 29 agosto 2019

IN SVIZZERA SPERIMENTANO UN VERME PER RIDURRE LA SPERIMENTAZIONE ANIMALE

Ogni anno oltre 100 milioni di animali vengono sottoposti nel mondo a sperimentazioni scientifiche. Due giovani ricercatori del Politecnico federale di Losanna hanno messo a punto una piattaforma che permette di eseguire test su grande scala con un minuscolo verme, riducendo massicciamente il sacrificio di topi e altri vertebrati. 

Il suo nome scientifico è “Caenorhabditis elegans”. Ma per gli intimi, decine di migliaia di ricercatori che lavorano ogni giorno con lui, è più semplicemente “C. elegans”. Facile incontrarne uno: il verme della famiglia dei nematodi (vermi cilindrici) è presente un po’ ovunque nel suolo. Difficile però vederlo: raggiunge appena 1 millimetro di lunghezza e, per di più, è trasparente. 
Ancora più difficile credere che questo minuscolo organismo sia uno dei grandi protagonisti della ricerca scientifica dell’ultimo mezzo secolo. Eppure, è così: al C. elegans si devono ben tre premi Nobel nel campo della medicina, della fisiologia e della chimica. Tra questi il sudafricano Sydney Brenner
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, considerato uno dei padri della biologia molecolare e della genetica. Fu il primo a intravedere le straordinarie potenzialità del verme negli anni ’60. Grazie a oltre 20 anni di ricerche sul C. elegans rivoluzionò le conoscenze sul funzionamento degli esseri viventi, dimostrando in che modo i geni regolano lo sviluppo e la morte delle cellule.

Laurent Mouchiroud, a sinistra, ha ottenuto un dottorato in biologia all’Università di Lione ed è giunto nel 2010 all’EPFL per un lavoro di post-dottorato sui processi di invecchiamento degli organismi.
Dopo un bachelor in ingegneria fisica al Politecnico di Torino, Matteo Cornaglia ha conseguito un master internazionale in nanotecnologia e un dottorato in microsistemi all'EPFL.
(swissinfo.ch)
“Scegliere l’organismo giusto per la ricerca è tanto importante quanto trovare il problema giusto su cui lavorare”, ha dichiarato Sydney Brenner, ricevendo il Nobel nel 2002. E, di certo, non si è sbagliato: negli anni ‘90 il C. elegans è diventato addirittura il primo organismo vivente di cui si è riusciti a tracciare il profilo genetico completo, aprendo la strada al sequenziamento del genoma umano. E, ancora oggi, il nematodo figura tra i modelli sperimentali più utilizzati per la ricerca cellulare e genetica nei laboratori di tutto il mondo. 

Nessun calo nell’ultimo ventennio 

Ma, non è tutto. Due giovani ricercatori del Politecnico federale di Losanna, Laurent Mouchiroud e Matteo Cornaglia, sono convinti che questo verme, invertebrato e privo di un sistema nervoso centrale, possa dare un enorme contributo per ridurre le sperimentazioni su topi, ratti e altri vertebrati, che provocano spesso indicibili sofferenze. 
In Svizzera, come negli altri paesi europei, queste sperimentazioni sono disciplinate in modo rigoroso. Autorizzazioni vengono concesse solo se non vi sono metodi alternativi, in base al principio delle 3 R: “replace” (trovare metodi sostitutivi), “reduce” (ridurre il numero degli animali) e “refine” (sottoporre gli animali a minor stress). Le nuove norme legali hanno permesso di dimezzare il numero delle sperimentazioni tra gli anni ’80 e ’90, ma nell’ultimo ventennio le cifre non hanno più registrato grandi variazioni. 
Ogni anno oltre mezzo milione di vertebrati vengono sottoposti a sperimentazioni in Svizzera. In circa il 40% dei casi si tratta però di interventi e pratiche di un livello di gravità 0, ossia che non provocano sofferenze, lesioni o incutono paura.