Il giorno di Natale aveva trovato un boccone avvelenato che qualche ignobile killer di cani aveva lasciato all’esterno del cancello della sua abitazione in via San Bartolo rurale. Ogni dubbio sul fatto che si trattasse davvero di un pezzo di carne cosparso con veleno topicida era stato fugato da analisi eseguite in un laboratorio specializzato: all’Istituto zooprofilattico “Ubertini” di Forlì avevano individuato nel campione esaminato il micidiale “Brodifacoum”. Tre settimane dopo, la scena si è ripetuta nello stesso punto, situato nelle campagne savignanesi. Dopo avere lanciato l’allarme sui social, con passaparola e tramite segnalazioni al sindaco, alla polizia locale e alle forze dell’ordine, non avendo ricevuto risposta, viene lanciato un altro sos. Anche perché nel frattempo almeno tre cani sono morti uccisi dal veleno, che oltre che in via San Bartolo rurale è stato rinvenuto vicino ai magazzini Branducci, in quel caso anche con chiodi infilati nel boccone, e nella zona del Cesare. E ci sarebbe potuta essere un’uccisione in più se il veterinario Pierpaolo Cerchione – riferisce la stessa cittadina – non l’avesse evitata grazie alle indicazioni date a una vicina per fare vomitare con acqua ossigenata il suo cucciolo che aveva preso in bocca una delle esche letali.
In queste settimane si è diffusa una comprensibile paura e – racconta la residente di via San Bartolo rurale – non si vedono quasi più persone in giro col cane o con figli piccoli in quella che invece era una zona abbastanza frequentata da chi voleva fare una camminata. Oltre che per la sorte degli amici a quattro zampe, c’è grande apprensione per il rischio che anche qualche bambino possa entrare in contatto con il topicida. La speranza espressa dalla donna è che si intensifichino i controlli, come è avvenuto per qualche tempo, quando si sono viste passate auto della polizia locale in quella zona presa di mira per due volte.