venerdì 5 marzo 2021

BRACCONIERE BECCATO MENTRE CACCIAVA CON I LACCI

 Non aveva licenza di caccia, e anche fosse stato cacciatore, siamo comunque fuori del periodo consentito dalla legge per l’attività venatoria, ma D.D., 64 anni di Peschiera, è un bracconiere che utilizzava sistemi primitivi come i lacci a scatto per la cattura di fauna selvatica. La sua avventura è finita nelle braccia della polizia provinciale grazie all’appostamento operato.«Avevamo ricevuto segnalazione della presenza di alcuni lacci nei boschi in località Costalunga di Sant’Ambrogio», racconta Mauro Mancassola, che con l’amico Daniele Ferrais, entrambi guardie volontarie di Federcaccia, hanno fatto un primo sopralluogo scoprendo la presenza dei lacci e provvedendo a disarmarli. Si tratta di un sistema molto insidioso, pericoloso anche per gli animali domestici e le stesse persone. Non sono armi, ma strumenti costruiti appositamente per catturare e ferire la preda che incautamente inserisce una zampa nel laccio, di corda o a volte anche d’acciaio, mimetizzato fra l’erba e le foglie di un sentiero battuto o nella boscaglia.

 

Il passaggio dell’animale fa cadere il legno che arma lo strumento e che funziona come un grilletto, facendo scattare la trappola con l’animale preso al laccio per una zampa e tenuto prigioniero, a volte anche sollevato in aria a testa in giù. La morte, se non arriva per sfinimento dopo i tanti tentativi della selvaggina di liberarsi, arriva quando il bracconiere si presenta, ma possono passare anche diversi giorni, per controllare se ci siano delle prede, provvedendo a quel punto a uccidere l’animale.



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