venerdì 20 gennaio 2023

CINGHIALI. EFFETTO BOOMERANG. PIU LI UCCIDI PIU SI RIPRODUCONO

 AGI - Abbattere un cinghiale matriarca è come dire a tutte altre femmine del branco di predisporsi da subito a procreare in sua vece, facendo crescere la famiglia del gruppo di appartenenza. È una predisposizione etologica di questa specie: sostituire subito chi è venuto a mancare, e mettendosi a disposizione dei maschi per divenire gravide di futuri cinghiali è la mossa per eccellenza che la specie ha studiato per non estinguersi.

È la constatazione che ormai da anni e anni gli animalisti e ambientalisti hanno acquisito e cercano in tutti i modi di far presente a chi ha potere decisionale in merito alle campagne di abbattimento selettivo, quello che nasce come finalizzato al contenimento numerico degli esemplari.

I dati sull'abbattimento

L'ultimo rapporto Ispra (Istituto superiore per la protezione ambientale) sulla gestione del cinghiale in Italia nel periodo 2015-2021 e reso noto solo pochi giorni fa ci dice che in quell'arco di anni il prelievo di cinghiale è aumentato del 45% e in media sono stati abbattuti circa 300.000 cinghiali all'anno (di cui 257.000 in caccia ordinaria e 42.000 in interventi di controllo faunistico).

Ma nello stesso periodo, gli importi annuali dei danni all'agricoltura sono oscillati tra 14,6 e 18,7 milioni di euro, con una media annuale pari a oltre 17 milioni di euro. Il che vuol dire più ungulati in circolazione. Dati che Ispra ha elaborato sulla base delle informazioni fornite dalle Regioni e dalle Aree protette e che l'Istituto ha comunicato ai ministri dell'Ambiente e dell'Agricoltura.