Un cane rimasto bloccato nella trappola metallica del bracconiere nei pressi di Canelli. Stante quanto riportato in merito all'intervento dei Carabinieri Forestali allertati da una denuncia, si tratterebbe di una treccia metallica lunga ben un metro e mezzo ed attrezzata per causare strangolamento e soffocamento. La preda ambita sarebbe stata il cinghiale ma a finire nella pericolosa trappola si è invece ritrovato un cane poi liberato dai Carabinieri.
La notizia inerente il cane rimasto ferito da una trappola posta da bracconieri nel canellese (CLICCA QUI per rileggere la notizia completa) ha destato anche l’attenzione del CABS (associazione di volontari, con sede principale in Germania, specializzata nell’antibracconaggio) che, in una nota stampa, sottolinea come “Tali strumenti di morte sono purtroppo molto diffusi in Italia. A finire bloccati in una lunga e dolorosa agonia non è solo la fauna selvatica ma anche quella domestica, come nel caso dei cani". Tanto che il cane liberato nel canellese sarebbe la sesta vittima degli ultimi mesi in Italia.
Appena pochi giorni addietro, infatti, un cane, poi salvato dai Vigili del Fuoco, era rimasto bloccato in un cappio per bracconaggio nei pressi di Pratella (CE) mentre, sul finire dello scorso mese di aprile un altro cane veniva salvato, sempre dai Vigili del Fuoco, vicino Lamezia Terme (CZ). In quest'ultimo caso un cappio metallico per cinghiali lo aveva cinto al collo.
Ai primi di maggio giungeva ai Carabinieri di Chiavari (GE) una dettagliata segnalazione di un cane bloccato da una trappola sebbene, una volta giunti sul posto, i militari rintracciavano il cavo metallico senza più il cane. Il 24 dello stesso mese era la volta di un altro grosso cane gravemente ferito da un profondo taglio circolare all'addome causato dal solito cappio a nodo scorsoio per cinghiali piazzato nei pressi di Olbia (OT). Quattro giorni dopo la Polizia Municipale di Sommariva del Bosco (CN) provvedeva a salvare un cane bloccato alla zampa da una tagliola.
Secondo il CABS tali trappole sono causa di gravi e prolungate sofferenze. Sono anche noti casi di autoamputazione della zampa bloccata dal nodo scorsoio, mentre se il laccio arriva a cingere l'addome la morte sopraggiunge per rottura del diaframma. Infine il soffocamento che pone fine all'atroce agonia dei poveri animali rimasti bloccati per il collo.
Il CABS torna pertanto a chiedere l'inasprimento delle sanzioni che dovrebbero reprimere il diffuso bracconaggio in Italia. I reati previsti dalla legge venatoria sono oggi tutti di natura contravvenzionale mentre, al pari degli animali d'affezione, occorrono reati-delitti.