Cognento Un gatto con il ventre tagliato da un cappio formato da un filo di acciaio.
È stata questa l’amara scoperta in cui una coppia di residenti di via Jacopo da Porto Sud a Cognento hanno ritrovato la propria amata gatta.«Noi ci eravamo accorti che l’animale era tornato a casa con uno strano taglio sul fianco - racconta Mario Mori, residente nella via- così l’abbiamo portata alla clinica veterinaria e là ci hanno spiegato che la nostra gatta si era imbattuta in una tipica trappola per animali selvatici illegale posizionata abitualmente dai bracconieri di cui sono purtroppo piene le nostre campagne. I cappi che si stringono al passaggio dell’animale, gli provocano una morte dolorosa, lenta e atroce».
Cosa che è accaduto anche alla gatta della famiglia Mori: «La nostra gatta ovviamente non ce l’ha fatta ed è morta e questo oltre a provocare a me e alla mia famiglia un dispiacere immenso ci fa arrabbiare terribilmente. Queste trappole mortali per gli animali possono essere pericolosissime anche per gli uomini, in particolare i bambini, che se infilano sbadatamente un arto se lo trovano poi stretto da cappio d’acciaio che gli può provocare una pericolosa ferita».
Siamo alla prima periferia di Modena, per questo la cosa è ancora più pericolosa e grave e sembra quasi avere dell’incredibile, ma purtroppo, come confermano gli addetti ai lavori, si tratta di una prassi consolidata.
Dopo anche la denuncia di Mori, la Forestale sta battendo le nostre campagne alla ricerca di queste trappole ma, come conferma anche Piero Milani del Centro fauna selvatica il Pettirosso, punto di riferimento non solo in provincia ma in tutta Italia per il soccorso di animali, questo fenomeno è purtroppo in forte aumento.
«Sono anni che denunciamo il bracconaggio destinato alla fauna selvatica nelle nostre campagne - conferma Milani - in Italia e in particolare nelle nostre zone siamo tra i peggiori a livello europeo per questo fenomeno. Ovviamente nel momento in cui tocca animali domestici fa più clamore, ma sono decine e decine le trappole che andiamo a rimuovere in continuazione nelle campagne di tutta la nostra provincia dopo il ritrovamento di animali selvatici morti per quel motivo».
Il problema riguarda anche la possibilità di intervenire con efficacia: «Negli anni però - continua Milani- si sono tagliati i fondi alla lotta al bracconaggio e questo ha determinato il dilagare del fenomeno con la conseguente morte atroce dopo ore o addirittura giorni di agonia di animali selvatici come fagiani, lepri ma anche tassi. Sono diverse le motivazioni che spingono i bracconieri al posizionamento di queste trappole, in zone peraltro in cui solitamente la caccia non è consentita ma soprattutto con modalità assolutamente fuori legge- spiega - dal voler cacciare illegalmente gli animali per volerli mangiare o semplicemente per volerli eliminare perché magari danno fastidio a giardini o coltivazioni». Che cosa si può fare quando ci si imbatte in situazioni come quella vissuta dalla famiglia Mori: «Il consiglio è, una volta trovato l’animale vittima del cappio della trappola, chiamarci sul posto che noi interveniamo immediatamente e provvediamo, oltre a soccorrere l’animale, a segnalare alle forze dell’ordine l’esatta posizione della trappola in modo che non solo ne possano essere rimosse altre nelle vicinanze ma partano le indagini su chi le ha messe».