sabato 23 settembre 2023

BRACCONIERI PAGANO E VENGONO SCAGIONATI

 E’ stato un risarcimento a chiudere il processo che ha visto alla sbarra quattro pescatori di frodo, colti sul fatto in località Valle Santa, nell’Argentano. I quattro giovani, tutti di nazionalità rumena, di età compresa tra 21 e 35 anni erano stati pizzicati sul fatto dai carabinieri forestali, quando con sé avevano ancora il pescato. Ieri i quattro, tutti assistiti dall’avvocato Enrico Ferri, sono stati prosciolti dopo l’istanza accolta dal giudice di risarcire il danno. In solido, quindi, hanno pagato duemila euro di risarcimento dei danni: 1500 al Consorzio che gestisce l’attività in quell’area e 500 euro a una società sportiva. Si erano opposte a questa definizione del processo le parti civili. Il risarcimento è stato calcolato limitatamente ai pesci che sono stati recuperati morti, solo una parte rispetto al pescato complessivo che era di cinque quintali. I pesci ancora vivi furono infatti subito rigettati in acqua, come aveva spiegato in una precedente udienza, proprio l’avvocato Ferri. Il caso verrà quindi deciso a giugno, quando i quattro stranieri avranno completato la procedura.

La scoperta. L’importante risultato nel contrasto al bracconaggio ittico nella provincia di Ferrara in un’area, quella di Valle Santa, particolarmente protetta e infestata dall’azione di pescatori di frodo era stato raggiunto a febbraio scorso, quando i giovani furono scoperti dai carabinieri forestali: quattro pescatori di frodo colti sul fatto mentre erano intenti a raccogliere i pesci che avevano precedentemente ucciso o stordito con impulsi elettrici.Furono sorpresi, quindi, fermati dai militari dell’Arma che si erano appostati, in modo tale che i giovani non ebbero possibilità di opporre resistenza o trovare vie di fuga. Dopo aver catturato i bracconieri, i militari avevano immediatamente ributtato in acqua i pesci ancora vivi (circa tre quintali) mentre la parte restante, circa due quintali, già morta e non più idonea al consumo alimentare, fu sequestrata per poi essere destinata alla distruzione in un impianto autorizzato. Con un elettrostorditore, realizzato in maniera artigianale con cavi elettrici collegati ad una batteria, i quattro avevano "pescato" con l’ausilio di un gommone numerosi esemplari di carpe, siluri, carassi e anguille.