Un episodio che lascia senza parole per efferatezza e crudeltà quello avvenuto martedì sera, in una zona residenziale di Campobasso. A raccontarlo – non senza difficoltà – è la proprietaria del cane che è stato brutalmente ucciso, senza un apparente motivo, infilzato dalla punta di un ombrello. Il presunto responsabile, vicino di casa della donna, è stato già denunciato alla Polizia. Secondo quanto raccontato dalla signora – che ha voluto riportare la storia per «lanciare un monito e sensibilizzare contro il fenomeno della violenza sugli animali, che nel 2023 è purtroppo ancora tragicamente attuale», il suo cane, che da quattro anni e mezzo viveva con la sua famiglia, intorno alle 20.30 di martedì sera è riuscito ad uscire dal giardino della sua villetta a schiera nonostante il cancello fosse chiuso. In quel momento si sarebbe consumata la brutale uccisione: il vicino, che a sua volta stava portando a spasso il suo cagnolino, avrebbe colpito l’animale sul fianco, infilzandolo con la punta dell’ombrello. «Ho sentito solo il mio cane guaire – dice ancora molto provata – sono immediatamente scesa e ho aperto il cancello ma è morto dopo due minuti sul marciapiede». Inutile l’intervento del veterinario che ha potuto solo constatare il decesso del cane. Sul posto sono arrivati anche gli agenti di Polizia che hanno raccolto la denuncia della signora, sequestrato l’ombrello e ascoltato i testimoni che hanno assistito alla vicenda.
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venerdì 3 marzo 2023
CAMPOBASSO. CANE INFILZATO CON UN OMBRELLO. MORTO
La polizia sta ancora indagando sull’accaduto ma il presunto autore dell’uccisione rischia una pena molto severa. L’ordinamento giuridico italiano negli anni, infatti, ha dato sempre maggiore rilievo agli animali, da affezione e non.
Il codice penale non punisce in modo esclusivo l’uccisione ma anche il maltrattamento, perpetrato sotto ogni forma. L’articolo 544 bis del codice penale, rubricato “uccisione di animali” recita: «Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni». Le norme sono state introdotte al fine di apprestare una tutela più incisiva agli animali, i quali però non ricevono copertura legislativa diretta, restando ferma la tradizionale impostazione che nega un determinato grado di soggettività anche agli animali.
Di conseguenza risulta qui garantito il rispetto del sentimento per gli animali, inteso come sentimento di pietà. Secondo il codice penale, chiunque uccide un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni. Parliamo esclusivamente dell’uccisione dolosa, vale a dire volontaria, e crudele è perseguita dalla legge, mentre le altre, se colpose oppure giustificate per il bene dell’animale stesso, non costituiscono reato.