venerdì 28 ottobre 2022

MANTOVA. TORNA A VOLARE IL FALCO PELLEGRINO IMPALLINATO DAI BRACCONIERI

 Impallinato da un bracconiere, salvato da un veterinario esperto di rapaci, liberato dai volontari del centro di recupero della fauna selvatica di Parcobaleno. È la storia, dal lieto fine per nulla scontato, di un falco pellegrino raccolto ferito e terrorizzato nelle campagne di San Bassano, in provincia di Cremona. Trovato da un uomo che portava a spasso il cane, forse proprio grazie al fiuto dell’animale, è stato consegnato alla polizia provinciale, che l’ha poi portato al centro di recupero più vicino, a Mantova (a 90 chilometri di distanza).

«Il falco pellegrino è una specie di notevole valore (protetta dalla legge che regola l’attività venatoria, ndr) - spiega Davide Aldi, responsabile veterinario del centro di Bosco Virgiliano - Non sarebbe corretto dire che è una specie rara, perché negli ultimi anni è in espansione, ha occupato molti centri urbani dove nidifica su edifici sia antichi che moderni».

Anche a Mantova, dove, da almeno un paio d’anni, Aldi segue una coppia di adulti che tenta di creare il proprio nido sul campanile di Sant’Andrea. «Dico “prova” - precisa - perché non ho rilevato giovani, anche se i segni di nidificazione sono inequivocabili: semplicemente non hanno ancora fatto pulcini» . In natura nidifica su pareti rocciose, ma agli edifici urbani si è adattato molto bene. Mangia esclusivamente uccelli (dal merlo al colombaccio, e preda molto i piccioni domestici in ambito urbano e peri urbano) che cattura con picchiate a velocità assurde.

Il falco di San Bassano, selvatico e per nulla domestico come invece qualcuno, in paese, aveva cercato di far credere, non volava più perché un cacciatore, in barba alla legge, gli aveva sparato. «A Parcobaleno lo abbiamo immediatamente sospettato» dice Aldi. E il sospetto è stato confermato dagli esami svolti due giorni dopo nell’ambulatorio di uno specialista di rapaci di Rolo: «La radiografia, fatta a spese del Cras Parcobaleno con fondi regionali, quindi dei cittadini lombardi, hanno evidenziato la presenza di cinque pallini da caccia nel corpo del falco».

Parcobaleno ha fatto i conti. Quanto è costato alla collettività il gesto del cacciatore? C’è tutta una serie di conseguenze, oltre al danneggiamento di un esemplare patrimonio indisponibile dello Stato. Ci sono almeno quattro ore di lavoro delle guardie, più almeno 170 chilometri di strada da San Bassano a Mantova e ritorno. Ci sono circa trenta giorni di degenza con relativo cibo (qualcosa come quattro pulcini al giorno), 244 euro di esami medici, una mattina intera di un volontario di Parcobaleno che lo ha portato a Rolo, in provincia di Reggio Emilia, dal veterinario (settanta chilometri più il pedaggio delle autostrade).

La storia, fortunatamente, è finita bene: anche se con un lieve deficit ad un’ala, causato da un pallino incistato nel muscolo, il falco ha ripreso il volo ed è stato inanellato come tutti i rapaci che vengono liberati da Parcobaleno. Avrà, quindi, una seconda possibilità. Il centro di recupero, nel frattempo, ha informato via Pec la polizia provinciale dell’atto di bracconaggio.