sabato 19 ottobre 2013

UN PARCO MILANESE PER LEA GAROFALO


Ci sarà anche una delegazione AIDAA guidata dal presidente nazionale Lorenzo Croce oggi pomeriggio all'inaugurazione del giardino di Via Montello a Milano che sarà intitolato a Lea Garofalo, la pentita di mafia uccisa per ordine del suo stesso marito i cui funerali si sono svolti questa mattina nel capoluogo lombardo. A lei le associazioni hanno deciso di dedicare il parco comunale di via Montello e non possiamo mancare. 

la cronaca dei funerali civili questa mattina
Funerali civili per Lea Garofalo, la testimone di giustizia che si ribellò alle cosche e che per questo motivo fu uccisa a Milano nel 2009. La piazza è gremita, piena delle bandiere gialle con il volto della donna realizzate dall’associazione antimafia Libera. Presenti il sindaco Pisapia e don Luigi Ciotti , leader di Libera. «E’ Denise che ci ha invitati qui per dire ciao alla sua mamma, e a lei vogliamo dare un forte abbraccio». Cosi ha esordito il sacerdote spiegando come le letture e le canzoni della cerimonia siano state scelte da Denise, la figlia di Lea, anche lei impegnata nella battaglia anti-mafia intrapresa dalla madre e per questo soggetta a un regime di protezione.
LA FIGLIA DENISE - «Se è successo tutto questo è solo per il mio bene». Commossa, sotto protezione, la figlia di Lea Garofalo , Denise Cosco, parla alle centinaia di persone riunite questa mattina in piazza Beccaria,, dove ha voluto che si celebrassero i funerali della madre. Denise non si vede, nè può essere vista: vive da anni sotto protezione. Ma dal palazzo comunale che ospita i vigili lancia alla piazza un messaggio: «Ciao a tutti per essere venuti qui oggi. Grazie di cuore -prosegue piangendo- per me questo è un giorno triste la forza -afferma rivolta alla bara della madre esposta in piazza- me l’hai data tu: se è successo tutto questo l’hai fatto solo per il mio bene e io non smetterò mai di ringraziarti. Ciao mamma».
LA LETTERA MAI SPEDITA A NAPOLITANO - «Bisogno di aiuto»: così si concludeva una lettera di Lea Garofalo, che si firmava anche come «una giovane madre disperata», che la testimone di giustizia uccisa nel 2009 aveva scritto al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano senza però mai spedirla. Il testo è stato letto durante i funerali civili della donna . «Sono una mamma disperata, allo stremo delle sue forze»: così Lea si presentava al Capo dello Stato in questa lettera con cui gli descriveva la sua storia e la sua situazione. «Mi trovo con mia figlia, isolata da tutto e da tutti. Ho perso ogni prospettiva di futuro ma sapevo a cosa andavo incontro con la mia scelta», ovvero di collaborare con la giustizia. Quindi la richiesta di aiuto al Presidente. «Non posso cambiare il corso della mia triste storia ma vorrei con questa mia richiesta di aiuto che lei rispondesse alla decine di persone nelle mie stesse condizioni. La prego - concludeva - ci dia un segnale di speranza».