lunedì 23 maggio 2016

STRAGE DI ANIMALI ALL'OASI DI SPINEA


SPINEA. «Prima o dopo ti trovo». Sguardo minaccioso e dito puntato verso l’obiettivo della telecamera del suo smartphone, anche se il cuore, in realtà, sotto il logo dell’associazione “Sos Natura”, è pieno di disperazione.Nel suo video-denuncia il responsabile dell'OASI Enrico Piva girato subito dopo la scoperta della mattanza, si vedono soprattutto coniglietti e porcellini d’india sparsi nel terreno, senza vita, alcuni con vistose ferite alla testa. Gli animali vivevano in graziose casette di legno e plastica, in recinti di pali di legno, anatroccoli e oche in uno piccolo stagno al centro del prato. Oggi quell’oasi è teatro di una strage orribile. I volontari lavorano per recuperare tutti gli animali, pulire il sangue, eliminare i segni dello sfregio. C’è subito la voglia di ripartire, anche perché nuovi trovatelli busseranno preso alle porte di “Sos Natura”. Piva inquadra i superstiti, un cigno, una papera e un anatroccolo, l’unico rimasto.«Ne sono rimasti ben pochi», continua Piva, «sono disperato, cosa devo fare adesso?». La telecamera spazia a 360 gradi, mostra tutto lo spazio dell’oasi e il teatro della strage. Poi gira il telefonino, fissa l’obiettivo e si rivolge direttamente al macellaio dei suoi animali: «Se è l’opera di un umano, sappi che prima o poi ti trovo. E ti faccio fare la stessa fine: non mi interessa se mi mettono in carcere, devi pagare per questo».Intanto a Spinea lo sdegno per la strage di via Unità è generale. Domenica la notizia della mattanza nella sede di “Sos Natura” si diffonde in fretta. Arrivano prima le notizie, poi le raccapriccianti immagini, i video che mostrano gli animali morti, il luogo della strage, la disperazione dei volontari. Fortunatamente c’è insieme anche la voglia di rialzarsi e di ripartire. Ma Spinea grida soprattutto vendetta. E non solo dal fronte animalista. Molti avvertono: «Non finisce qui», altri ipotizzano di farsi giustizia da sé e per giunta sommaria. « La bestia sta su due zampe e si chiama uomo», è uno dei commenti. «Tolleranza zero», chiedono molti altri.