Questa è la storia di Minerva, “la cerva del Cras”, una creatura che ha scritto una pagina importante del Centro Recupero Animali Selvatici di Bernezzo, lasciando un’impronta indelebile in tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerla, un’impronta che il vento del tempo non riuscirà a soffiare via.
Minerva arrivò al Centro nella tarda primavera del 2004, un piccolo di poche settimane, sfalciato ai bordi di un campo mentre attendeva il ritorno della mamma.
I veterinari riuscirono a ridurre le fratture con un intervento di osteosintesi ed il decorso postoperatorio stava procedendo nel migliore dei modi, quando, all’improvviso, si manifestarono i primi segni di infezione che in poco tempo si aggravò: purtroppo assicurare le condizioni ottimali di sterilità post operatoria in un selvatico senza correre il rischio di stressarlo troppo è un compito davvero arduo e, quella volta, andò male…
Per fermare l’osteomielite si decise di ricorrere all’unica soluzione possibile, l’amputazione, che, trattandosi di un arto posteriore, sarebbe stata compatibile con una vita dignitosa, ma non più in libertà.
In questi casi solo la coscienza dello staff può decidere cosa sia meglio per un selvatico: è giusto salvargli la vita pur sapendo che non potrà mai più essere rilasciato in natura oppure è meglio optare per l’eutanasia?
Noi veterinari del Cras di Bernezzo usiamo sempre un’estrema cautela prima di procedere all’eutanasia, vagliando attentamente tutte le eventuali alternative suggerite dal direttore del centro e dai suoi più stretti collaboratori, ma anche cercando di leggere attraverso il comportamento dei nostri pazienti: Minerva stava lottando, voleva vivere e quindi Minerva sarebbe stata operata!
Quanto accaduto poche settimane più tardi avrebbe confermato in pieno la correttezza di quella decisione.
L’intervento sull’arto si svolse perfettamente e la piccola cerva si riprese in brevissimo tempo, circondata dalle attenzioni dei volontari.
Con il passare delle settimane divenne impellente la necessità di trovarle una sistemazione più confortevole rispetto al recinto del Centro Recupero, e finalmente la cerbiatta venne trasferita in una fattoria dove avrebbe potuto vivere con dignità la sua vita condizionata dalla disabilità.
Ma le cose andarono diversamente: Minerva smise improvvisamente di mangiare e la voglia di combattere si stava spegnendo insieme alla sua vita.
In fretta e furia venne riportata nuovamente al Centro per una visita accurata: l’animale, a parte l’amputazione, godeva di buona salute e, appena reintrodotta nel nostro recinto, inizio a riprendersi miracolosamente!
La cerva, pur accudita perfettamente nella sua nuova dimora, sentiva la mancanza dei suoi amici del Cras ed ora, circondata dall’affetto dello staff, stava rinascendo a nuova vita.
Da allora, lei era diventata la mascotte del Centro, amata e coccolata da tutti ed ultimamente a farle compagnia si erano aggiunte due femmine di capriolo.
Spesso anche io, prima di rientrare a casa, passavo a trovarla con una mela, per un saluto od una confidenza: sensazioni uniche ed irripetibili che solo chi vive a stretto contatto con queste creature può comprendere.
Il tempo passa per tutti e così, 15 anni dopo il suo arrivo al Centro, Minerva se n’è andata una notte di febbraio di quest’anno: da qualche giorno non stava bene e non reagiva alle cure, era giunto il momento di lasciarci.
E così ha fatto, in silenzio, senza disturbare nessuno, così come è stata tutta la sua vita con noi, preziosa e delicata.
Arrivederci cara amica: ogni volta che nei boschi incontro lo sguardo di una cerva, rivedo nei suoi occhi la tua dolce luce e mi sento felice e fortunato ad averti incontrato.