sabato 15 giugno 2019

SULMONA. I CANI DECEDUTI SEPOLTI SONO DEL CANILE. NEI GUAI I GESTORI.

Si fa più complicata la posizione giudiziaria dell’associazione “Code felici” che dal 2011 gestisce il canile municipale in località Noce Mattei dove, l’altro giorno,  i carabinieri della forestale hanno rinvenuto una fossa comune con oltre 30 carcasse di animali. Dalle analisi effettuate sulle carcasse di alcuni cani seppelliti di recente che avevano ancora il chip è risultato che la proprietà sarebbe da ricollegare alla stessa associazione. Un particolare che va in contraddizione con le dichiarazioni della responsabile del canile, Gabriella Tunno, che subito dopo il ritrovamento della fossa comune, aveva escluso ogni responsabilità da parte della sua associazione.
“La mia assistita mi riferisce di aver fatto richiesta di tutte le fatturazioni emesse dalla ditta incaricata del ritiro degli animali deceduti, per fare un riscontro, poiché l’associazione non ha mai sepolto cani se non una volta quando a causa di una epidemia di cimurro che colpi molti animali fu autorizzata a farlo nelle forme di legge”, spiega il legale della Tunno, l’avvocato Vittorio Masci. “Potendo avere autorizzazioni o servirsi di una società esterna autorizzata al ritiro degli animali morti non aveva senso seppellirne. Stiamo indagando anche per l’anomala presenza di altri cani o di altri animali”. I controlli dei carabinieri forestali coadiuvati dal personale della asl, sono partito a seguito di un esposto che sarebbe stato consegnato in procura da un ex dipendente del canile che avrebbe denunciato la pratica illecita nella sepoltura dei cani. 
Nel frattempo anche la senatrice Di GIrolamo interviene sulla vicenda annunciando che “Insieme alla deputata Corneli ci siamo subito attivate per richiedere immediati chiarimenti alle autorità competenti. Com’è potuta accadere una cosa del genere? – si chiede la parlamentare del M5S. “Ci troviamo di fronte ad un fatto estremamente grave che lede sia la dignità degli animali che le norme igieniche a garanzia della pubblica salute – conclude Di GIrolamo – Continueremo a seguire gli sviluppi di questa incresciosa vicenda, in merito alla quale dovranno essere individuati i responsabili.