Ritorna l’incubo del festival
della carne di cane a Yulin in Cina, quest’anno il festival inizia il prossimo
21 giugno e in quell’occasione saranno oltre diecimila i cani torturati e
uccisi per essere poi cotti e mangiati da migliaia di persone, orbene anche in Cina in questi anni si è sviluppato
un movimento contrario a queste fiere a base di carne di cane cotto. Ma in
alcune zone del paese e più diffusamente in diversi paesi dell’Asia sud
orientale (Vedi la Corea del Nord) sono ancora serviti piatti e pietanze a base
di carne di cane. L’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente – AIDAA come
tutte le associazioni animaliste che operano in ogni parte del mondo si dice
contraria a questi massacri (e lo stesso vale da noi per la questione degli
allevamenti intensivi di animali da carne) ma il presidente AIDAA Lorenzo Croce
quest’anno lancia un appello alla folta comunità cinese presente nel nostro
paese perché siano gli stessi cinesi, i quali sempre più in Italia come in Cina
possiedono un cane quale animale da compagnia a protestare facendo sentire la
loro voce contro questa tragedia. “Io parlo ogni giorno con persone di
nazionalità cinese che amano i cani quanto se non più di quanto li amano molti italiani- ci dice
Lorenzo Croce presidente di AIDAA- e come noi sono indignati per quanto accade
a Yulin, anche se dobbiamo ricordare i massacri che quotidianamente avvengono
da noi di milioni di animali che finiscono sulle nostre tavole e per i quali
sono ben pochi quelli che si indignano. Però- prosegue Croce- un passo in
avanti potrebbe essere una presa di posizione pubblica delle comunità cinesi in
Italia e delle associazioni culturali italo-cinesi perché siano loro a dire
basta a queste barbarie, da qui il mio appello alla comunità cinese in Italia perché
faccia sentire la sua voce per dire basta al massacro dei cani di Yulin, come
credo sia buona cosa che noi italiani si faccia sentire la nostra voce per dire
basta al massacro di milioni creature allevate ed uccise solo perché destinate
a diventare cibo per noi opulenti occidentali”.