Era un vero dandy Fulvio, il gatto morto a 18 anni per un carcinoma. Era un’istituzione per il quartiere Santa Croce a Padova, ma non solo. Lo trovavi assieme ai tanti che giocano alle corse in via Cavallotti, questi stressati con la sigaretta in bocca, pronti a festeggiare il cavallo vincente. Lui imperturbabile, quasi perplesso. Se andavi al salone Abra, lo trovavi acciambellato in una poltrona davanti allo specchio. A nessuno veniva in mente di farlo spostare. Ronfava tra le nuvole del phon, i profumi degli shampoo e della lacca. Ascoltava i tanti discorsi quindi usciva, col pelo vaporoso e profumato. Era irresistibile. Passeggiava indisturbato per la città e la maggior parte delle persone lo salutava per nome: Ciao Fulvio, come va? Lui, la coda dritta, lo sguardo attento a schivare i pericoli della strada, si dirigeva verso il luogo d’elezione, in uno scambio reciproco di notorietà. Il cinema Lux, pietra miliare del cinema d’essai. Del resto, Fulvio era un dandy aristocratico, mica da cinepanettoni. Lo trovavi nel suo divanetto, oppure in cassa: studiava le persone mentre si sceglievano la poltrona.
Il gatto e il cinema
Mario Cavallaro, il proprietario del cinema Lux lo amava di amour fou. Creature magiche, i felini. Ti rapiscono il cuore. Era capitato che qualcuno, avendolo visto per strada così bello e coccolone, nonostante il collarino e la segnaletica con cui Mario aveva tappezzato il cinema, se l’era portato a casa. Subito Mario aveva ingaggiato ricerche investigative mobilitando tutti i suoi fedelissimi «gattari» delle zona. Come Anna Silvestri, da sempre paladina dei gatti diseredati. Lei e tanti altri si sostengono a vicenda nella cura dei gatti delle colonie in quartiere. Ma Fulvio era speciale. Davvero. Era. Perché Fulvio non c’è più. Se l’è portato via a 18 anni e mezzo un carcinoma e adesso riposa nel prato privato di una nipote di Anna Silvestri, a Limena. L’hanno salutato solo i suoi parenti. Mario si è chiuso in un rigoroso silenzio, dopo averlo sepolto è andato a letto e ha più risposto al telefono. «Era distrutto – racconta Anna Silvestri – ha assistito Fulvio giorno e notte in questi ultimi giorni, era in simbiosi con lui, la perdita del suo grande amico, del suo grande amore, l’ha lasciato senza fiato».
«Era un'istituzione»
Non possiamo sapere adesso se Mario farà qualcosa per ricordare Fulvio, certo il Lux non sarà più lo stesso. «Era davvero un istituzione. Ogni volta che andavo al cinema aspettavo di vedere il gatto Fulvio- racconta lo scrittore Matteo Righetto- faceva parte del prologo del film, rendeva leggera l’attesa, una presenza bellissima, carismatica. In Italia raramente si incontrano situazioni di questo tipo con un animale integrato in un contesto di grande socialità aperta, rendeva famigliare l’ingresso al cinema, era sempre disponibile per farsi accarezzare. Un perfetto gatto cinematografico, anche le mie figlie lo adoravano. Uno degli ultimi film che visto al Lux è «La pantera delle nevi» e all’ingresso c’era un’altra pantera lì appollaiato sulla cassa, lui, Fulvio. Mi dispiace tantissimo che sia morto». Fulvio era l’icona del quartiere, «adottato» da tutti, una vera e propria istituzione a Padova, tanto che è stato inserito in tutte le guide turistiche su Padova come simbolo della città. Moltissimi gli attori e i registi che si sono fatti immortalare al Lux con il gatto Fulvio, da Andrea Pennacchi a Giuseppe Battiston ad Andrea Segre.Era un vero dandy Fulvio, il gatto morto a 18 anni per un carcinoma. Era un’istituzione per il quartiere Santa Croce a Padova, ma non solo. Lo trovavi assieme ai tanti che giocano alle corse in via Cavallotti, questi stressati con la sigaretta in bocca, pronti a festeggiare il cavallo vincente. Lui imperturbabile, quasi perplesso. Se andavi al salone Abra, lo trovavi acciambellato in una poltrona davanti allo specchio. A nessuno veniva in mente di farlo spostare. Ronfava tra le nuvole del phon, i profumi degli shampoo e della lacca. Ascoltava i tanti discorsi quindi usciva, col pelo vaporoso e profumato. Era irresistibile. Passeggiava indisturbato per la città e la maggior parte delle persone lo salutava per nome: Ciao Fulvio, come va? Lui, la coda dritta, lo sguardo attento a schivare i pericoli della strada, si dirigeva verso il luogo d’elezione, in uno scambio reciproco di notorietà. Il cinema Lux, pietra miliare del cinema d’essai. Del resto, Fulvio era un dandy aristocratico, mica da cinepanettoni. Lo trovavi nel suo divanetto, oppure in cassa: studiava le persone mentre si sceglievano la poltrona.
Il gatto e il cinema
Mario Cavallaro, il proprietario del cinema Lux lo amava di amour fou. Creature magiche, i felini. Ti rapiscono il cuore. Era capitato che qualcuno, avendolo visto per strada così bello e coccolone, nonostante il collarino e la segnaletica con cui Mario aveva tappezzato il cinema, se l’era portato a casa. Subito Mario aveva ingaggiato ricerche investigative mobilitando tutti i suoi fedelissimi «gattari» delle zona. Come Anna Silvestri, da sempre paladina dei gatti diseredati. Lei e tanti altri si sostengono a vicenda nella cura dei gatti delle colonie in quartiere. Ma Fulvio era speciale. Davvero. Era. Perché Fulvio non c’è più. Se l’è portato via a 18 anni e mezzo un carcinoma e adesso riposa nel prato privato di una nipote di Anna Silvestri, a Limena. L’hanno salutato solo i suoi parenti. Mario si è chiuso in un rigoroso silenzio, dopo averlo sepolto è andato a letto e ha più risposto al telefono. «Era distrutto – racconta Anna Silvestri – ha assistito Fulvio giorno e notte in questi ultimi giorni, era in simbiosi con lui, la perdita del suo grande amico, del suo grande amore, l’ha lasciato senza fiato».
«Era un'istituzione»
Non possiamo sapere adesso se Mario farà qualcosa per ricordare Fulvio, certo il Lux non sarà più lo stesso. «Era davvero un istituzione. Ogni volta che andavo al cinema aspettavo di vedere il gatto Fulvio- racconta lo scrittore Matteo Righetto- faceva parte del prologo del film, rendeva leggera l’attesa, una presenza bellissima, carismatica. In Italia raramente si incontrano situazioni di questo tipo con un animale integrato in un contesto di grande socialità aperta, rendeva famigliare l’ingresso al cinema, era sempre disponibile per farsi accarezzare. Un perfetto gatto cinematografico, anche le mie figlie lo adoravano. Uno degli ultimi film che visto al Lux è «La pantera delle nevi» e all’ingresso c’era un’altra pantera lì appollaiato sulla cassa, lui, Fulvio. Mi dispiace tantissimo che sia morto». Fulvio era l’icona del quartiere, «adottato» da tutti, una vera e propria istituzione a Padova, tanto che è stato inserito in tutte le guide turistiche su Padova come simbolo della città. Moltissimi gli attori e i registi che si sono fatti immortalare al Lux con il gatto Fulvio, da Andrea Pennacchi a Giuseppe Battiston ad Andrea Segre.