Sabrina Beccalli “c’è”. I resti superstiti rimasti sulla sua Panda data alle fiamme appartengono alla donna di Crema scomparsa nelle prime ore del giorno di Ferragosto. Fra i frammenti ossei rinvenuti sull’utilitaria (riconosciuti come umani già dal primo esame all’Istituto di Medicina legale di Milano) compare infatti parte della emimandibola di sinistra posteriore. Lì si riconosce un secondo molare: il dente corrisponde a quello messo in evidenza in una ortopantomografia, una lastra panoramica dell’arcata dentaria di Sabrina eseguita una decina di anni fa alla clinica diagnostica Sanitas di Crema.
Fra i reperti anche la clavicola che ha segnato la svolta nel giallo cremasco. Il corpo trovato sull’auto incendiato, giudicato da due veterinari la carcassa carbonizzata di un cane, era finito nell’inceneritore di Brescia. Era stato il medico legale Angelo Grecchi, consulente della difesa dell’uomo arrestato per la morte di Sabrina, a individuare la clavicola nelle immagini fotografiche e a fare presente che non si poteva trattare dell’osso di un cane. Quella di domani sarà una giornata importante, con la genetica chiamata a dare sicurezze scientifiche e conferme definitive. In mattinata, alla sezione di biologia del Ris, inizieranno alcuni esami con la formula dell’accertamento irripetibile. Verrà estratto il Dna dalla campionatura di due serie di reperti: quelli (ossa e tessuti molli) rinvenuti a bordo dell’auto della Beccalli; i materiali organici (comprese tracce di sangue) trovati nel corso del sopralluogo che si è svolto il primo ottobre nell’abitazione dell’ex convivente di Alessandro Pasini, l’uomo in carcere accusato dell’omicidio di Sabrina e della distruzione del cadavere: la casa dove è morta la donna.