Grottammare: il Comune dei “Regolamenti” fasulli
Arriva San Martino ed ecco che L’Amministrazione di Grottammare infila una nuova perla: nella Delibera sui “Criteri per lo svolgimento e la partecipazione” alla Fiera, appiccica alcune regole sulla vendita di animali vivi. E tempestivi, gli aedi della carta stampata inneggiano e confondono, e (s)parlano di “Regolamento” comunale sugli animali [Carlino Marche del 2.11.’13: “Animali in vendita, il Comune impone un regolamento”].
I tamburi di corte ignorano che un “Regolamento comunale sugli animali” è altra cosa, e che Grottammare non ce l’ha, essendo obbligatoria attuazione di Legge Regionale che questa Perla di civiltà ha sempre omesso colpevolmente di recepire, a differenza di molti altri Comuni (gli aedi potrebbero istruirsi con una semplice ricerca in rete, prima di por mano alla cetra).
L’Amministrazione, da parte sua, finge di ignorare che quelle regolette emanate per la fiera - il minimo sindacale per non incorrere nel reato di maltrattamento di animali ai sensi della legge 189/2004 - sono già comprese tra i basilari doveri e responsabilità del sindaco, nonché di Vigili, Asur, Forestale per quanto concerne la vigilanza sul loro rispetto.
Ehi, gente, è persino vietato “somministrare [agli animali esposti] cibo costituito da animali vivi (sic) alla presenza, o in vista, di terzi… ecc.”: norme che neanche in Papua Guinea riuscirebbero a metterne insieme di simili!... Insomma, dopo aver letto non abbiamo dubbi: basterà non torturarli sadicamente e non ammazzarli direttamente sulle bancarelle, gli animali d’affezione esposti in vendita, e tutto sarà regolare. Gli animali staranno da dio. Evviva!
Innegabile dote di questa nuova (nuova?) Amministrazione è un raffinato perculismo sconosciuto alla rozzezza del precedente merlismo. Abili strateghi, i Nostri conoscono l’arte di prender per fondelli i sudditi a suon di “Regolamenti” fasulli.
Il presunto e contrabbandato “Regolamento sugli animali” ha un nobile precedente nel “Regolamento per la Polizia Municipale”, di qualche mese fa, che prescrive ai Vigili di esser civili, di non mandare aquelpaese le persone, di abbigliarsi condecentemente e lustrare la divisa, di non guidare come a Indianapolis, e altre graziose perle che neanche “Il Vigile” di Alberto Sordi è così divertente.
Più recente, e magistrale esempio dell’arte di cui s’è detto, la vicenda del sansificio Adriaoli di Valtesino: dove Comune e Organi di Controllo assortiti e assopiti contrabbandano per tutela ambientale la compiacente resa ai comodi del Grande Inquinatore; il quale, dopo aver ammorbato per anni la valle e la costa e finto l’anno scorso di chiudere, ora torna impunito ad appuzzare e inquinare, mentre la nauseabonda nebbia in Valtesino si taglia a fette, e l’impianto potrà legalmente vomitare mortiferi vapori per almeno altri due-tre anni e poi con calma e comodo, s’intende, delocalizzerà. Benedicenti i responsabili comunali e provinciali, plaudenti magno cum gaudio le penne degli aedi di corte.
Strategie “giovani” ma già collaudate e vincenti, perché al popolo contento e cornuto si regalerà il Capitano del Popolo per Sammarti’ (fa niente se condito di grossolanità storiche), e le bufale dei Regolamenti, e Presepiviventi, e Sacregiubilari.
“Partecipazione” è il parolone magico, che “rinnoveranno” ora ulteriormente per intercettare altro consenso automatico; che fa diventare giusto l’ingiusto, sensato ciò che è dissennato. Di “partecipazione” riempiono ad ogni ghiotta occasione le proprie astute gole. Ma può accadere di soffocarsi, una volta o l’altra, se il boccone è troppo grande.
2.11.’13 Sara Di Giuseppe