CHIONS. Cani rapiti per fare da sparring partner e soccombere sotto la violenza di altri cani addestrati per i combattimenti in Slovenia. E’ l’accusa che ha mosso Aurora Bozzer, presidentessa del “Rifugio del cane” di Villotta di Chions, una struttura convenzionata con molti comuni della provincia di Pordenone e del Veneto, alla luce di un intervento compiuto nel fine settimana a Fontanafredda.
Si è trattato del caso di due cani meticci fuggiti da un’abitazione e ritrovati da una volontaria mentre vagavano in strada.
Sono stati recuperati prima che finissero investiti da qualche automobile. In realtà la volontaria, residente a Vigonovo di Fontanafredda e operativa proprio al “Rifugio del cane” di Villotta di Chions, li ha tolti dalla strada anche perché pare conclamato il fatto che qualcuno circoli con furgoni in tutta la provincia di Pordenone alla ricerca di cani da espatriare per le lotte clandestine che si svolgono nelle zone di Lubiana e dintorni.
«E’ incredibile che un Paese dell’Unione Europea – denuncia la presidentessa del “Rifugio del cane” – permetta di far svolgere i combattimenti tra cani, vietati in Italia e anche negli altri Paesi. Lì questo genere di duelli è invece legale».
Al “Rifugio del cane” di Villotta sono giunte nell’ultimo anno segnalazioni di sparizioni sospette. Successivamente, se ne sono aggiunte altre anche sulle pratiche che in Slovenia vengono adottate per soddisfare il piacere degli scommettitori.
«Il fenomeno si presenterebbe così – aggiunge Aurora Bozzer –. I responsabili di questa caccia al cane intervengono sulle strade del territorio, individuano l’animale da prelevare e poi lo caricano su un furgone e lo portano via. Una volta in Slovenia il cane rapito si trova di fronte al cane combattente. Per il rapito non c’è alcuna speranza di sopravvivenza, soccombe di fronte al cane da combattimento, allenato per uccidere».
Di queste pratiche sarebbero a conoscenza anche le forze dell’ordine. Tempo fa il “Rifugio del cane” si era preoccupato di un altro fenomeno: la sparizione dei cani a opera di cittadini cinesi.
«Una pratica diffusa soprattutto a Pordenone – ricorda Bozzer –. I responsabili di quella caccia sono stati individuati e puniti. In questi mesi stiamo affrontando diversi problemi. Quello dei rapimenti ha in breve raggiunto i primi posti nella lista delle questioni più impellenti, da risolvere al più presto».