Tre gatti avvelenati in quindici giorni. Altri morti per cause ancora da chiarire. Forse perché qualcuno tra gli abitanti, infastidito dall’aumento dei randagi nei dintorni, ha deciso di ricorrere a soluzioni radicali.
La denuncia arriva da una famiglia che da alcuni anni, oltre ai propri sei gatti, si è presa volontariamente l’incarico di badare ai randagi del quartiere.
«Ora però la situazione è diventata insostenibile», lamentano chiedendo che sia il Comune a farsi carico dei gatti nel paese, costituendo un’oasi felina in cui proteggerli, ma anche provvedere a sterilizzarli per limitarne l’aumento.
Solo nella zona di via Donatori di Sangue, infatti, i randagi attualmente sono una dozzina. Quattro sono stati trovati morti nelle ultime settimane, due dei quali per sospetto avvelenamento. A smaltire le carcasse, con i relativi costi, ci ha pensato la famiglia Malaspina, che riferisce di aver ricevuto anche minacce proprio perché nutre i randagi.
C’è andato di mezzo anche uno dei felini di famiglia: «I nostri gatti - racconta Giada Malaspina - sono abituati a uscire, per cui lasciamo in strada un piattino di cibo a disposizione anche dei gatti di passaggio. Qualcuno ha messo nel piattino quello che, come riporta il certificato del veterinario pare veleno per topi. Uno dei nostri gatti è rimasto intossicato e si è salvato per un soffio». Veleno nel cibo per gatti era stato trovato anche nei mesi scorsi.
«Negli ultimi 4 mesi ho contattato più volte Comune e polizia locale - prosegue Malaspina - Mi hanno detto di rivolgermi a due colonie feline in paese, ma una non è più operativa e l’altra ha troppi gatti e non ne prende altri. Più di un mese fa, poi, mi hanno detto che avrebbero chiesto al servizio veterinario dell’Ats di intervenire, ma finora la situazione non è cambiata e i gatti restano in pericolo».