martedì 20 agosto 2024

IL COMMERCIO DELLO SQUALO CHE MANGIAMO A NOSTRA INSAPUTA

 Vitello di mare, gattuccio… sono solo alcune delle diciture edulcorate con cui viene venduto lo squalo, un pesce che spesso ingeriamo senza consapevolezza, soprattutto noi italiani, considerando che tra il 2009 e il 2021 il paese è stato il terzo maggiore importatore mondiale di carne di squalo,  spesso etichettata, appunto, con nomi ingannevoli, per un totale di circa 98mila tonnellate, carne che, secondo la FAO, consumiamo come media nella quantità di 0.2 kg l’anno pro capite e parliamo solo dell’Italia. Questa è l’istantanea alimentare della crisi ambientale legata a questa pratica.Fino a 100 milioni di squali vengono uccisi ogni anno, con la motivazione che mette a rischio il 36% della popolazione mondiale. Le conseguenze, come è logico intuire per i più sensibili, ricadono sull’intero ecosistema marino. Questi tratti caratteristici derivano dall’immagine distorta che ci è rimasta impressa dello squalo killer del film di Spielberg del 1975: dove lo squalo è iconizzato come l’assassino dell’uomo per eccellenza, al contrario questi animali non sono nemici dell’uomo, anzi, sono esseri fondamentali per il mantenimento della biodiversità. Il vecchio detto «pesce grosso mangia pesce piccolo» è quanto mai vero e importunate: trovandosi in cima alla catena alimentare, lo squalo si nutre di pesci di medie e piccole dimensioni, che a loro volta mangiano organismi animali e vegetali più piccoli. Evitando così riproduzioni fuori controllo, non solo: questi predatori si occupano anche di eliminare gli esemplari malati e garantire delle nuove generazioni sane e forti. 

Quindi vittime e non carnefici. Animali che ora si trovano in pericolo, un rischio di cui nessuno è a conoscenza ma che è necessario rendere noto, le catastrofi di cui siamo testimoni e di cui subiamo le conseguenze, siano esse naturali o artificiali, non sono mai, in nessun caso imputabili al più feroce degli animali, dato che la ferocia di qualsiasi predatore è solo atta alla sopravvivenza, mentre la ferocia dell’uomo è solo atta alla depredazione avida e incosciente.