Amelia Vescovi, Simona Tenentini
Un antico tabù, la zooerastia. Raccontata in
mitologia (Leda e il cigno, Giove seduttore nelle sembianze di toro),
largamente rappresentata in pornografia, descritta nella letteratura
popolare come abitudine dei pastori costretti all'isolamento durante la
transumanza, assume i contorni della malattia quando diventa una
dipendenza. Con inquietanti risvolti sociali.
La zooerastia è
la pratica di avere rapporti sessuali con animali, in genere domestici,
quali cani, gatti, maiali, cavalli, pecore. Un fenomeno difficile da
monitorare, ma che persiste, e non solo in forma teorica nei testi di
psicopatologia sessuale. Così come altre perversioni, quali la
necrofilia o la coprofilia, la zooerastia può coinvolgere individui
dalla vita ordinaria, affetti dal disturbo sessuale che li induce a
mettere in pratica la fantasia di accoppiarsi con un essere non
consenziente ma sottomesso, come l'animale. In questo caso si tratta di
zoofilia sadica, quando l'eccitamento sessuale si fissa sull'animale
tanto da raggiungere l'orgasmo solo in presenza di quello, nella realtà o
nell'immaginazione.
Ma cosa accade nella mente di chi pratica la zooerastia?
“Alcune
dinamiche sottese alla zoofilia possono essere la volontà di superare
ogni limite e di porsi in una dimensione dove tutto è possibile –
afferma il prof. Carlo Rosso, psichiatra e docente di psicopatologia
sessuale all'università di Torino - oppure inserirsi in uno scenario
sadomasochistico in cui l’atto di avere un rapporto sessuale con un
animale è percepito come degradante e umiliante, e pertanto eccitante.
In questi casi è di solito un master che “impone” al suo slave tale
pratica masochistica. E' possibile riscontrare pratiche zoofile in
quelle persone, spesso donne, che non sono in grado di operare una
corretta distinzione tra ambito affettivo e sessuale. Oppure possono
essere il riflesso di un eccessivo bisogno di sessualità che può
rivolgersi in modo indifferenziato verso uomini, donne e anche animali.
Insomma le strade che possono condurre alla messa in atto del
comportamento deviante zoofilo sono diverse. Bisogna però ricordare che
per effettuare la diagnosi di zoofilia è necessario che questa
preferenza sessuale sia preferita, anche se non esclusiva, e costante
nel tempo: almeno per sei mesi.”
Il bisogno della relazione con
le altre specie non va sempre interpretato nel segno della sostituzione:
esiste una zoofilia positiva, che si concretizza nel rapporto intimo,
ma non sessuale, che talvolta il padrone coltiva con un animale
domestico, senza tuttavia viverlo come un surrogato di essere umano.
“Le
persone che affrontano la relazione con un pet in modo sostitutivo,
cadendo in antropomorfismi penosi soprattutto per gli animali, in realtà
hanno un forte bisogno di ritrovare qualcosa di molto antico e radicato
nella nostra specie. D'altro canto la relazione con un cane o un gatto
costringe l'essere umano a uscire dalle forzature proiettive, perché lui
in qualche modo ti fa capire d'essere portatore di una diversa
prospettiva sul mondo. Si tratta di una relazione tutt'altro che
patologica e che al contrario rafforza l'empatia della persona,
fortificando disposizione che poi trovano fertile applicazione anche nei
confronti del prossimo umano.” dichiara Roberto Marchesini, direttore
della Scuola di interazione uomo-animale.
In alcuni casi la
zooerastia si può associare a cause organiche, come disturbi cerebro
vascolari. Ma più frequentemente è la cristallizzazione di un
atteggiamento nomotetico, che induce a creare regole proprie: un senso
di onnipotenza che in rari casi può stimolare il soggetto a desiderare
di coinvolgere altre persone nella sua pratica perversa. Quando invece
la zooerastia viene vissuta come dipendenza, generando angoscia e
senso di colpa dopo l'atto, difficilmente chi ne soffre ha il desiderio
di condividere l'esperienza con altre persone, e ancora meno di
confessare il suo disagio. Ecco perché si arriva al trattamento,
farmacologico o psicoterapeutico, solo a seguito di denunce gravi da
parte di terzi, mai per scelta del paziente.
“La zoofilia è una
patologia della libertà: chi la pratica si vede costretto a compiere
gesti estremi per diminuire l'ansia. Nella terapia verbale l'obiettivo è
portare alla consapevolezza, con discrezione e cautela, ciò che è
sconosciuto al paziente, per il quale l'inaccessibile diventa sempre più
vicino.- dichiara il dott. Enzo Spatuzzi, segretario dell'associazione
italiani psichiatri - Si compie un percorso a ritroso per tornare alle
origini, quando l'inibizione, che consente di vivere con gli altri, era
presente. Il farmaco viene invece prescritto solo se il comportamento
del paziente è figlio di una psicosi.”
Difatti il soggetto, nei casi
più estremi, potrebbe diventare pericoloso per la società: “Le
dinamiche sottese a questa perversione che hanno come esito la
preferenza per il sesso impersonale sono un generico fattore di rischio
per la messa in atto life time di crimini sessuali.” aggiunge Rosso.
Oltre
allo squilibrio mentale, la zoofilia può recare problemi
igienico-sanitari. “La letteratura scientifica veterinaria non attesta
casi di trasmissione di malattie per via sessuale. I rischi sanitari
sono riconducibili a quelli esistenti in caso di stretto contatto con
l’animale.” dichiara il dott. Marco Mielosi, vice presidente
associazione medici veterinari italiani. Quindi maggiore rischio di
contrarre le cosiddette zoonosi, malattie trasmissibili da animale a
uomo, quali scabbia, salmonellosi, staffilococco aureo. Oltre al
pericolo, soprattutto per le donne, di riportare lacerazioni della
vagina e degli organi interni.
Come segnalano molte associazioni
animaliste, il fenomeno della zoofilia è molto diffuso. Secondo quanto
riferisce l’Aidaa (Associazione Italiana per la Difesa di Animali e
Ambiente) infatti, sono numerose le persone pronte ad offrirsi per fare
sesso con gli animali oppure disposte a prestare a pagamento il proprio
animale per incontri sessuali.
Tra le ultime novità anche
l’elevata percentuale di prostitute che si rendono disponibili a farlo
con gli animali. La richiesta di incontri di sesso con le specie più
diverse è altissima e ancora più significativa è la grande quantità di
siti pornografici che offrono la possibilità di scaricare a pagamento o
gratuitamente filmati. Tra questi parecchi riportano annunci di offerta o
richiesta di appuntamenti sessuali e, addirittura, molte volte
riportano links che collegano direttamente gli utenti ad immagini di
pedopornografia accessibili anche ai bambini senza nessun filtro.
Per
quanto riguarda l’aspetto normativo, purtroppo, bisogna sottolineare
che questa aberrante pratica, che in Italia smuove un giro d’affari che
si aggira sui venti milioni di euro l’anno, non viene ancora considerata
un reato sanzionabile.
Lorenzo Croce, direttore dell’Aidaa, da tempo si batte affinchè la zoofilia sia circoscritta e fermata.
L’esiguo
numero di condanne connesse a tale fenomeno e segnalate nel nostro
Paese configurano la fattispecie di maltrattamento di animali o atti
osceni in luogo pubblico
E’ il caso della prima sentenza del genere,
risalente allo scorso anno, in cui Christian Galeotti, ex proprietario
di un allevamento di cani a San Genesio, vicino Bolzano, venne
condannato per zoopornografia.
Le indagini del caso partirono dopo la
segnalazione di alcune ragazze del posto, alle quali era stato proposto
di partecipare a film porno insieme ad alcuni cani.
Le
autorità, nel corso di un controllo, oltre a constatare le pessime
condizioni igienico-sanitarie in cui vivevano gli animali ospitati
nell’allevamento, rinvennero nove cortometraggi porno con protagonista
un attrice inglese ed alcuni cani.
Il gup di Bolzano condannò
Galeotti a due anni di reclusione, con pena sospesa, e al pagamento
delle spese processuali della Lav, oltre agli ingenti costi di
mantenimento, custodia, cura e riabilitazione dei cani di cui
l’associazione aveva ottenuto l’affidamento, pari a 39mila euro.
Ilaria Innocenti, responsabile nazionale LAV settore Cani e gatti, in quell’occasione dichiarò:
“Si
tratta di una sentenza molto importante e innovativa che riconosce
anche, a ragione, come l’impiego di animali nella pornografia li
costringa a comportamenti insopportabili per le loro caratteristiche
etologiche, configurando un reato ai sensi dell’articolo 544-ter del
codice penale, ovvero maltrattamento di animali. Siamo soddisfatti anche
per l’entità della pena accessoria inflitta all’allevatore, ovvero la
massima prevista dall’articolo 544-sexies del Codice penale: per tre
anni non potrà esercitare attività di trasporto, commercio o allevamento
di animali.
Molto simile il commento di Ciro Troiano, responsabile Osservatorio Zoomafia LAV:
“Il
fenomeno della zooerastia è tanto diffuso quanto sconosciuto. Per la
prima volta un Tribunale ha analizzato lo sfruttamento sessuale degli
animali, aprendo uno squarcio su un traffico squallido e oscuro. Esiste
un preoccupante mercato di materiali fotografici e video molto diffuso,
finora scarsamente contrastato: è ora che si avvii una seria indagine
nazionale sul fenomeno.”
Di tutt’altro tenore la situazione normativa, al riguardo, in altri paesi europei.
Recentemente
il Parlamento olandese all’unanimità ha dichiarato illegale il sesso
con gli animali, anche quando questo avvenga in privato e, vietando,
inoltre, la riproduzione e la diffusione di materiale pornografico con
animali. Una legge che è stata ampiamente criticata ma che nonostante
ciò, rappresenta l’unico caso in Europa.
Solo i Paesi Bassi,
infatti, hanno vietato legalmente questa attività che sembra, al
contrario, essere praticata legittimamente in paesi considerati campioni
di civiltà come la Germania, la Svizzera, la Danimarca e la Spagna.
Proprio
quest’ultima, insieme alla Svezia, si distingue dagli altri stati
dell’Unione per sostenere persino la produzione e la distribuzione di
materiale pornografico con animali.
A tal proposito, Paunero Ignacio,
presidente di El Rifugio, una delle associazioni di difesa e protezione
degli animali più importanti della Spagna, ha dichiarato che non è mai
stato sollevato il caso ma sarebbe ora di occuparsene, visto che si
tratta di una deriva veramente scandalosa.
Henry Gimbernat,
professore di diritto penale all’Università Complutense di Madrid, ha
controbattuto dicendo che sarebbe sciocco affrontare la questione, visto
che “il diritto penale si pronuncia chiaramente su ciò che costituisce
reato a sfondo sessuale, nei rapporti con i minori, con i disabili ma
non si esprime assolutamente nei confronti degli animali, perché questi
ultimi non hanno diritti; perciò chi pratica sesso con gli animali non è
punibile, poiché non esiste una vittima. Si tratta semplicemente di una
questione morale e la legge non tutela la moralità“. Non esistendo una
vittima giuridica non esiste un reato e dunque un cittadino può fare ciò
che vuole della sua vita sessuale.
Aldilà dei confini europei
colpisce il caso della Florida che ha bandito la zoofilia, ma
accidentalmente, per colpa di una poco accorta scelta dei termini,
rischia di mettere fuori legge il sesso per tutti i suoi abitanti.
Come
ha fatto giustamente rilevare il sito americano Gawker, che riprende il
blog Southern Fried Science, infatti, nella legge approvata si parla di
“sesso con animali”, dimenticando però che anche l’uomo è un animale.
Il
testo, che entrerà in vigore il primo ottobre 2011, vieta
esplicitamente qualsiasi «contatto, per quanto lieve, con bocca, organo
sessuale o ano» dell’animale che abbia come scopo la gratificazione
sessuale. Ragion per cui Gawker conclude ironicamente che non sia
tollerato il sesso con qualunque esemplare di homo sapiens.
Finora,
in Florida, era vietato solamente il sesso con i porcospini, ma dopo un
caso molto discusso di stupro ai danni di una capra incinta, finito con
la morte della povera bestia, da anni esisteva un disegno di legge che
proponeva di bandire tout court la zoofilia.