Le normative comunitarie sul trasporto degli animali vivi dicono una cosa. La pratica ne dice un'altra.
Agnelli che arrivano esausti a destinazione, senza acqua né cibo per ore, compressi in rimorchi sovraffollati, denunciano le organizzazioni per i diritti animali.
É solo guardando dentro ai camion diretti al centro e sud Italia -- e che transitano dalla frontiere del Friuli Venezia Giulia -- che ci si rende conto delle condizioni in cui viaggiano la maggior parte dei 500mila agnelli che arrivano ogni anno in Italia dall'Europa.
Principalmente da Ungheria e Romania. Transito che si intensifica in occasione delle festività.
E' tornata in regione per un monitoraggio a campione la no profit Essere Animali.
I suoi operatori riescono a intuire ad un primo sguardo se un mezzo pesante trasporta agnelli in condizioni passibili di sanzioni, e avvertono la stradale e il servizio veterinario di eventuali irregolarità a bordo.
Secondo Francesco Ceccarelli, responsabile investigazioni Essere Animali, “I controlli nel trasporto di agnelli sono del 5%, troppo pochi perché nella nostra esperienza sul campo, l'anno scorso, su 6 camion che abbiamo fermato, 3 avevano delle irregolarità che sono state sanzionate dalla polizia stradale”.
Controlli a campione, e il principio di fiducia sulle garanzie fornite dal paese speditore, indicano gli attivisti, non restituiscono una visione aderente alla realtà del fenomeno. Il problema principale è la mancanza di spazio sui mezzi, con ovini costretti a viaggiare per decine di ore con il corpo piegato in maniera innaturale.
“Non riescono a bere -spiega ancora Ceccarelli-, sono agnelli di pochi mesi di vita e i beverini installati nei camion non sanno utilizzarli; può capitare che in 30 ore di camion quasi non bevano. Facciamo questo tipo di monitoraggio per produrre un report da presentare alla commissione europea perché proprio quest'anno stanno revisionando la legge relativa agli animali vivi”.