La caccia all’orso M49 continua, nonostante le tre trappole tubo collocate dai forestali che sembravano dare garanzia di una rapida cattura, l’animale si sta rivelando più furbo del previsto.
L’ordinanza per la cattura dell’orso M49 firmata dal presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, si basa sulla pericolosità dell’animale, non sulla sua dannosità. Ha precisato ieri il governatore trentino per motivare la decisione di metterlo in cattività.
Dal 12 marzo al 3 luglio di quest’anno l’orso di tre anni è stato responsabile di 16 tentativi di intrusione in fienili, caseifici e stalle, ma 6 di questi tentativi sono stati fatti in abitazioni stagionali e baite. Ed è per evitare un contatto diretto con l’uomo che si è deciso di intervenire.
«Stiamo gestendo una situazione non facile che ha portato il territorio della Rendena, delle Giudicarie e del Chiese, dove si sposta M49, e le categorie che ci lavorano, ad una forte esasperazione e ad un forte disagio - ha detto Fugatti - per l’incolumità degli animali da allevamento e anche per sè stessi. Le motivazioni dell’ordinanza sono quindi dovute alla forte sensazione di insicurezza delle persone dopo una serie di eventi di cui M49 è responsabile, situazioni che hanno dimostrato come questo soggetto sia incline alla vicinanza all’uomo e non abbia problemi ad avvicinarsi a case e luoghi di lavoro».
Il presidente Fugatti ha inoltre commentato le dichiarazioni del ministro Sergio Costa, che aveva parlato di scelta «autonoma» ma da lui non condivisa.
«Mi sembrano parole di disponibilità e dalle quali emerge la volontà di capire. Come è importante il riferimento ad Ispra. Quelle del ministro mi sono sembrare parole di dialogo e confronto».
L’orso M49, che si muove in un’area di circa 250 chilometri quadrati compresa tra la destra orografica della bassa val Rendena e la valle del Chiese, è anche ritenuto responsabile di 13 uccisioni di animali da allevamento nel solo 2019. L’orso non ha cambiato il suo comportamento nonostante i tecnici del Servizio forestale della Provincia abbiano messo in campo 15 diverse azioni di dissuasione mirata dal settembre del 2018 al giugno di quest’anno, come previsto dal piano Pacobace.
«Purtroppo gli interventi di dissuasione non sono serviti a nulla, anzi, è aumentata la confidenza dell’animale. Bisogna considerare che questo è l’unico orso che ha dato questo tipo di problemi sui 60-70 censiti nel Rapporto provinciale», ha spiegato Claudio Groff, funzionario provinciale e capo del Dipartimento grandi carnivori della Provincia.
Per catturare M49, è stato spiegato, sono state piazzate tre trappole a tubo, che che consentiranno così di evitare l’utilizzo di anestetico. Le trappole sono costantemente monitorate e nella zona è in azione anche la Squadra catture, che può contare su personale specializzatosi in 15 anni di esperienza, oltre che il medico veterinario, che sta seguendo la situazione. E c’è sempre la possibilità che finisca in trappola un altro orso e non quello giusto, visto che non è il solo nella zona. In questo caso viene rilasciato.
Una volta catturato, M49 sarà poi trasportato al Casteller, struttura a sud di Trento realizzata dalla Provincia in collaborazione con il ministero dell’Ambiente e la collaborazione tecnica di Ispra ritenuta adeguata per la captivazione permanente del plantigrado.