Agenpress - “Ci saranno altri Palmer e altri Cecil in futuro” scrive il “columnist” Alex Magaisa su una vicenda, quella del leone dalla criniera nera ucciso da un bracconiere americano, che in Zimbabwe hanno curiosamente sentito raccontare più dalla stampa straniera che non da quella di Harare.
Nel paese africano, si legge nell’editoriale, pubblicato oggi dall’Herald, in pochi sapevano di Cecil e tanto meno lo consideravano “un simbolo”. In molti ricordano invece Maswerasei, il leone che aveva preso il nome dal tramonto e sul finire degli anni ’80 terrorizzava i contadini.
Secondo Magaisa, “il motivo di tanta inconsapevolezza non sta certo nel disinteresse o nella mancanza di amore per gli animali da parte dei cittadini dello Zimbabwe”. Al contrario. La verità, scrive il columnist, è che l’industria della caccia è “estremamente elitaria e distante dalla stragrande maggioranza della popolazione"; che di rado, anzi spesso mai nella vita ha occasione di visitare i propri parchi nazionali.
“Chi piange Cecil – scrive Magaisa – si ricordi che questo leone è stato vittima di un’orribile industria sanguinaria che unisce, attraverso paesi e continenti, amici e nemici purché però siano ricchi e potenti”. Basti pensare che Walter James Palmer, il dentista del Minnesota che ora chiede scusa e si nasconde per paura degli animalisti (americani), avrebbe pagato più di 50.000 dollari per poter uccidere il leone. Soldi finiti a “una guida professionista” e al proprietario di una fattoria ai confini del Parco di Hwange ma che, stando ai primi riscontri, non avrebbero affatto permesso di acquistare un’autorizzazione del ministero.
Palmer sarebbe dunque stato “un bracconiere e non un cacciatore professionista”. Anche se, annota Magaisa, “la differenza non è poi molta”. Ciò che importa, e che non invita all’ottimismo, è che anche in Zimbabwe la crisi economica morde e, come e più che in Sudafrica o in Kenya, gli altri paradisi dei cacciatori-bracconieri, tutti cercano di guadagnare. L'editoriale, allora, finisce con un elenco: “Chi emette le licenze, chi deve far da guida ai cacciatori stranieri e assisterli, chi li trasporta e cura la logistica; perché dai gradini più alti a quelli più bassi, ognuno ha l’opportunità di far soldi”